l’osservatore

Essere l’osservatore, o stare nell’osservatore (quando siete duali), è quello che i Maestri Dzogchen chiamano Trek-Chod. Il Trek-Chod è la pratica per stabilizzare l’illuminazione. Essere l’osservatore è lo stato di liberazione, è lo stato naturale. Andando in profondità sentirete come tutti i blocchi del corpo (contrazioni che trattengono memorie/identificazioni) gradualmente si sciolgono. È la purificazione del corpo definitiva. Allora Shakti (beatitudine in movimento: creatività, Continua a leggere →

il Darshan avviene da(l) Sé

- dal pomeriggio di diadi del giovedì - Mi seggo in diade e al mio turno di partner che medita porto l’attenzione, cerco il silenzio, per tentare di stabilirmici. Accade che lo scorgo lì, come se fosse sempre presente ma nascosto dalla mia distrazione e come vi pongo invece l’attenzione e cerco di “acchiapparlo”. Mi sguscia dalle mani come una saponetta bagnata e la folla dei pensieri si scatena e agita e balla come i proverbiali topi. Descrivo quanto avviene e mentre sono lì, che sto Continua a leggere →

due facce della stessa medaglia

È come le due facce di una stessa medaglia. Una è la trascendenza: ci sei solo tu e sei oltre qualsiasi apparenza; l’altra è che tutte le apparenze sei tu. Sembra una dicotomia, ma quando ci sei dentro sai che è la stessa cosa, ma è impossibile da spiegare. L’altra faccia è come un corpo unico, e come dice Roberta “Vuoi che tutte le parte del tuo corpo stiano bene”.

in visita a ‘Sana’, la fiera del naturale a Bologna

Oggi ho sentito Fabri al telefono. Mi ha raccontato una storia che voglio condividere con voi. È andato con la sua compagna – che ha un negozio di cosmetici naturali – a ‘Sana’ la Fiera del Naturale a Bologna. Mentre passeggia tra gli stand – insieme a molta altra gente – si sente invaso da una grande bolla di tristezza! Comprende che non è sua. Si guarda intorno e scorge un signore seduto su una panchina, e sente che viene da lui. “R., scusa, vai avanti. Non posso esimermi dal Continua a leggere →

dropping meditation

di ritorno dai 7 giorni di satsanga francese con Ananta Kranti 11-18 settembre Ciao a tutti. Cerco di descrivere cosa è successo nella settimana di ritiro in Francia. La struttura-base del ‘lavoro’ consisteva innanzitutto nei due satsang di due ore circa che Ananta teneva dalle 12.30/13 alle 15 e dalle 17 alle 19 circa, con una certa flessibilità dell’orario d’inizio e fine, a seconda di ciò che ‘avveniva’. Ananta si presentava solo in quelle due occasioni. Per il restante Continua a leggere →

ultimamente osservo la mente e sento che non mi rappresenta

Allieva: — Ciao Marco. È autunno, questo ciclo ricomincia, ed io non ho proprio voglia di entrare nel movimento della vita. Da un lato sono stufa di fare, e dall’altro sono incapace di intraprendere il fare. Marco: — Visualizza te stessa che è stufa di fare, o che ostacola il fare. Rievoca “essere stufa di fare”. A cosa sta resistendo questa immagine di te? Prendi consapevolezza di cosa non vuoi, senza analizzare, lascia solo emergere. Se ti fermi ad analizzare blocchi il processo. Poi Continua a leggere →

Sergio e Sangha 8

— È vero, Sergio. Fuori dalla meditazione continuo a desiderare far parte di questo mondo: essere informata dai telegiornali, guardare un film…

— L’intensità l’intensità!… Non ti va di meditare? Trasferisciti a casa di Roberta, dormi con lei, sii spiritualmente totalmente aperta verso di Lei… È la stessa cosa: sempre INTENSITÀ è! Chiedile se le va il progetto prima di farle l’improvvisata…

Sergio e Sangha 7

— Caro Sergio, ho letto la tua replica... Lo so che manco di passione e mi lascio attrarre da cose di scarsa importanza... Nel post di ieri in cui riferivi il colloquio con Roberta ho riconosciuto nelle sue parole quello che a volte provo durante la meditazione: essere ‘la consapevolezza non consapevole di sé come qualcuno o qualcosa’. Talvolta appaiono immagini ma vengono percepite ‘in mia assenza’, nel senso che manca la sensazione ‘io’. — Tu sei molto avanti, hai già i risultati Continua a leggere →

Sergio dal Sangha 6

M.: — Ultimamente attraverso questo ‘processo’: mi siedo e il senso dell’io si espande, si assottiglia il senso del fare, e a questo punto anche la minima intenzionalità potrebbe ricreare la separazione. Mi accorgo di ciò e resto nel non-fare basilare, che si espande assorbendo pure il sentire sottile. Quando l’assorbire è completo diventa coscienza splendente, identica a totale quiete.