Conversazioni con Annamalai Swami

L’essere umano è una coscienza identificata con un corpo fisico.
Questa è probabilmente la migliore definizione di «essere umano».

Conversazioni con Annamalai Swami

Il continuo inspirare ed espirare è necessario per la continuazione della vita. La continua meditazione è necessaria per tutti coloro che vogliono dimorare nel Sé.

Tu ripartisci la tua vita in diverse attività: mangio, medito, lavoro ecc. Se hai idee come queste, ti stai ancora identificando col corpo. Sbarazzati di tutte queste idee e sostituiscile col solo pensiero “Io sono il Sé”.

Tieniti stretto a questa idea e non lasciare andare. Non dare a queste idee legate al pensiero “io sono il corpo” alcuna attenzione. “Ora devo mangiare”, “adesso vado a dormire”, “ora farò un baglio”: tutti questi pensieri sono relativi al pensiero “io sono il corpo”. Imparare a riconoscerli quando si presentano e a ignorarli e respingerli. Rimani fermo nel Sé e non permettere alla mente di identificarsi con ciò che fa il corpo.

Domanda: Qual è il modo corretto di procedere con l’autoindagine?

Annamalai Swami: Bhagavan ha detto: “Quando i pensieri sorgono impedite loro di svilupparsi chiedendo: ‘A chi è venuto questo pensiero?’ non appena il pensiero compare. Che importa se continuano a venir su molti pensieri? Chiedetevi circa la loro origine o scoprite chi ha i pensieri, e prima o poi il flusso dei pensieri si arresterà”.

Questo è il modo in cui si dovrebbe praticare l’autoindagine.

Quando Bhagavan diceva questo, a volte usava l’analogia di una fortezza assediata. Se mettendo sotto assedio una fortezza, e si chiudono sistematicamente tutte le sue entrate, e poi si abbattono gli occupanti uno a uno non appena cercano di venir fuori, prima o poi il forte sarà vuoto. Bhagavan disse che dovremmo applicare questa stessa tattica con la mente.

Come? Blocca ermeticamente le entrate e le uscite della mente non reagendo di fronte al sorgere dei pensieri e delle impressioni sensoriali. Non lasciare che nuove idee, giudizi, simpatie, antipatie ecc. entrino nella mente, e non lasciare che i pensieri che sorgono si gonfino e sfuggano alla tua attenzione.

Dopo aver sigillato la mente in questo modo, sfida ogni pensiero non appena appare chiedendoti: ‘Da dove vieni?’ o ‘Chi sta avendo questo pensiero?’. Se puoi fare questo continuamente e con la massima attenzione, i nuovi pensieri appariranno per un momento per poi svanire. Se puoi mantenere questo ‘assedio’ per un tempo sufficiente, arriverà il momento in cui non sorgeranno più pensieri o, se lo fanno, saranno solo fugaci immagini sulla periferia della coscienza incapaci di distrarti dal Sé. In quello stato privo di pensiero tu inizierai a sperimentare te stesso come coscienza, non come mente o corpo.

Tuttavia, se rilassi la tua vigilanza anche per pochi secondi e consenti a nuovi pensieri di sfuggire alla tua attenzione e di svilupparsi incontrastati, l’assedio verrà meno e la mente riacquisterà in tutto o in parte la sua forza di prima [questo finché non hai conquistato lo stato naturale senza sforzo, il sahaja samadhi – n.d.t.].

(Tratto da ‘Living by the Words of Bhagavan’)