La Coscienza Infinita – Lo Yoga Vasishta

Da “Lo Yoga Vasishta” – La Storia di Ahalya

Vasistha – Qualunque cosa appaia nella propria coscienza, essa sembra giungere ad essere, stabilirsi e persino portare frutto. Tale è il potere della mente.

La coscienza individualizzata (mente) ha in sé molteplici potenzialità, proprio come le spezie hanno in loro il gusto. Quella coscienza stessa appare come il corpo sottile, o etereo, e quando diventa grossolano, quello stesso appare come corpo fisico o materiale.

Quella coscienza individualizzata stessa è conosciuta come il jiva, o anima individuale. Quando tutta questa magia del jiva cessa, allora la coscienza risplende come l’Essere Supremo.

La mente è senziente perché è basata sulla Coscienza. Quando viene vista come qualcosa di separato dalla coscienza, allora è inerte ed illusa. Quando c’è percezione, la mente assume la veste dell’oggetto di percezione, ma solo in apparenza, proprio come quando si percepisce il braccialetto, sebbene in verità sia oro. Poiché Brahman soltanto è tutto questo, anche ciò che è inerte è Pura Coscienza.

Non ci può essere percezione di due cose completamente diverse. La percezione è possibile soltanto quando c’è similitudine tra il soggetto e l’oggetto. Nella mente il soggetto è ritenuto senziente mentre l’oggetto viene detto inerte.

Quando questa illusoria divisione non viene vista per ciò che è, sorge il falso ego. Ma quando la mente inquisisce sulla sua stessa natura, questa divisione scompare. Allora si realizza la propria Coscienza Infinita e si consegue grande beatitudine.

Rama – Signore, com’è possibile che la maledizione del saggio abbia influenzato il corpo di Indra e non la sua mente? Se il corpo non è diverso dalla mente, allora la maledizione dovrebbe influenzare anche la mente. Ti prego, spiegami in che modo la mente non viene influenzata.

Vasistha – Mio diletto, nell’universo, da Brahma fino ad una collina, ogni essere incarnato ha un duplice corpo. Di questi il primo è il corpo mentale, che è irrequieto e agisce rapidamente, il secondo è il corpo fatto di carne, che in realtà non fa nulla. Di questi, l’ultimo viene investito dalle maledizioni, dalle benedizioni e anche dagli incantesimi. È muto, impotente, debole e transitorio, come una goccia d’acqua su una foglia di loto, ed è completamente dipendente dal destino e da altri simili fattori.

La mente invece è indipendente, sebbene possa sembrare il contrario. Quando la mente s’impegna con sicurezza nello sforzo personale, allora è al di là della portata del dolore. Ogni qual volta si sforza, trova sicuramente i frutti del proprio sforzo. Il corpo fisico non raggiunge nulla, mentre il corpo mentale ottiene i risultati.

Quando la mente dimora costantemente su ciò che è puro è immune dagli effetti delle maledizioni, il corpo può cadere nel fuoco o nel fango, ma la mente sperimenta soltanto quello che contempla. Questo fu dimostrato da Indra. Fu anche dimostrato dal saggio Dirghatapa, che desiderò eseguire un rito religioso ma cadde in un pozzo mentre raccoglieva il necessario. Egli eseguì il rito mentalmente e ricavò il frutto dell’effettiva esecuzione fisica del rito, e i dieci figli del santo furono anch’essi in grado di raggiungere lo stato di Brahma grazie al loro sforzo mentale.

La malattia mentale e fisica, così come le maledizioni ed il malocchio, non toccano la mente devota al Sé; non più di quanto un fior di loto che cade su una pietra possa spezzarla.

Perciò, bisognerebbe sforzarsi affinché la mente segua il sentiero puro. Qualunque cosa la mente contempli, quello istantaneamente si materializza. Per mezzo dell’intensa contemplazione, la mente può provocare radicali cambiamenti all’interno di se stessa. Può guarire se stessa dalla visione difettosa in cui le illusioni erano percepite come reali. Ciò che la mente fa, quello sperimenta come verità. Fa sì che un uomo seduto al chiaro di luna sperimenti un ardente calore e fa sì che un altro esposto al bruciante sole sperimenti una confortevole freschezza. Tale è il misterioso potere della mente.

Poiché l’Assoluto, Brahman, nel suo stato indifferenziato pervade ogni cosa, ogni cosa è in uno stato indifferenziato. Quando questo si condensa, nasce la mente cosmica. In questa mente sorge l’intenzione dell’esistenza dei differenti elementi nel loro stato estremamente sottile; la totalità di questo è la Persona Cosmica [il Dio personificato, il Dio creatore, quello che riconosce la religione cristiana – n.d.c.], luminosa, conosciuta come Brahma il Creatore. Perciò questo Creatore non è altro che la Mente Cosmica.

Brahma, il Creatore, vede quel che intende vedere nella sua stessa mente, poiché Egli è della natura della Coscienza. È Lui, Brahma, che ha voluto l’esistenza di questa ignoranza, che è il principio diversificatore dell’universo, a causa del quale viene confuso il Sé col non Sé (ego); è attraverso questo fattore di ignoranza che il Creatore ha causato questo universo.

A causa di ciò, sebbene l’intero universo non sia altro che Infinita Coscienza, appaiono diverse creature, nate da particelle atomiche e molecole. In questo universo non creato, la mente di Brahma, il Creatore, percepisce se stessa come ego e così Brahma, la Mente Cosmica, diventa Brahma il Creatore dell’universo.

Da Lui, quindi, si manifestano i jiva, i diversi esseri, apparentemente composti dai vari elementi e nei cui corpi la Coscienza penetra attraverso l’apertura della forza vitale [shakti; ecco che infine energia e coscienza sono sinonimi – n.d.c.]. Così sembrano nascere gli individui, con differenti potenzialità che danno origine alla legge di causa ed effetto con il conseguente elevarsi e cadere nella scala evolutiva; sorgere e cadere dovuto esclusivamente al desiderio.

[…]

Tutti questi esseri sono sorti nel Brahman assoluto quando ci fu solo un leggero disturbo nel Suo equilibro, proprio come le onde sorgono sulla superficie dell’oceano. Tutti questi esseri non sono altro che l’Essere Infinito in cui non ci sono parti.

L’azione e l’agente dell’azione nacquero spontaneamente nell’Essere Supremo allo stesso tempo, come il fiore e la sua fragranza vengono in essere simultaneamente. Ma è soltanto agli occhi dell’ignorante che la creazione dei jiva appare reale, proprio come l’ignorante considera reale il blu nel cielo.

Per l’illuminato le espressioni: ‘I jiva sono nati da Brahman’ e ‘I jiva non sono nati da Brahman’, sono entrambe prive di significato. Soltanto in virtù dell’istruzione viene accettato provvisoriamente il dualismo, altrimenti sarebbe impossibile dare l’istruzione. Dopo aver affermato che i jiva sono nati da Brahman, viene indicato dall’insegnante che, poiché l’effetto non è diverso dalla causa, i jiva non sono diversi da Brahman.

Rama – Signore, vediamo in questo mondo che il seme nasce da un albero e l’albero cresce dal seme. È appropriato allora dire che, senza il seme del karma precedente, diversi esseri nacquero dall’Assoluto Brahman?

Vasistha – La mente è il seme dell’azione; quando la mente cosmica si manifestò

nell’Assoluto Brahman, in quello stesso istante nacquero le tendenze naturali dei diversi esseri e il loro comportamento e gli esseri incarnati cominciarono ad essere considerati come jiva.

Non c’è divisione tra la mente e l’azione. Prima di proiettarsi come azione, essa sorge nella mente [perciò i Maestri dicono che il pensiero e azione; quel che pensate prima o poi si realizzerà in rapporto alla misura del desiderio – n.d.c.]. Perciò l’azione non è null’altro che il movimento dell’energia nella Coscienza e inevitabilmente porta il suo frutto. Quando tale azione giunge a fine, anche la mente giunge a fine e quando la mente cessa di essere non c’è azione. Ma questo è applicabile solo al saggio liberato, non agli altri.

La mente è un’intenzione che sorge nella Coscienza Onnipotente ed Infinita; è come se si ergesse tra il reale e l’irreale, ma incline verso la comprensione.

Sebbene non sia diversa dalla Coscienza Infinita, pensa di esserlo, sebbene non sia l’agente, pensa di esserlo. Tale è la mente; queste qualità sono inseparabili da essa. Allo stesso modo, il jiva e la mente sono inseparabili. Qualunque cosa la mente pensi, gli organi di azione si sforzano di materializzarla, perciò la mente è azione.

Comunque, mente, intelletto, ego, coscienza individualizzata, azione, fantasia, nascita e morte, tendenze latenti, conoscenza, sforzo, memoria, sensi, natura, maya o illusione, attività e altre parole simili, non sono altro che parole senza una realtà corrispondente.

La sola realtà è la Coscienza Infinita in cui questi concetti sono concepiti esistere. Questi ultimi sono sorti quando l’Infinita Coscienza in un momento di dimenticanza di Se stessa si vide come l’oggetto della percezione.

  • Quando la Coscienza, così velata dalla nescienza, in uno stato agitato vede la diversità e identifica gli oggetti come tali, è conosciuta come mente.
  • Questa stessa, quando è fermamente stabilita nella convinzione di una certa percezione, è conosciuta come intelletto (o intelligenza).
  • Quando ignorante e sciocca si identifica come un individuo che ha esistenza separata, è conosciuta come ego.
  • Quando intrattiene la nozione “l’ho già visto” in relazione a qualcosa visto o non visto, è conosciuta come memoria.
  • Quando gli effetti dei piaceri passati continuano a rimanere nel campo della coscienza, sebbene gli effetti stessi non siano visti, è conosciuta come tendenza latente (o potenzialità), vasana.
  • Quando è conscia della verità che la visione della divisione è il prodotto dell’ignoranza è conosciuta come conoscenza.
  • D’altra parte, quando si muove nella direzione errata, verso una più grande dimenticanza di Sé e un più profondo coinvolgimento nelle false fantasie, è conosciuta come impurità.
  • Quando intrattiene colui che dimora all’interno con delle sensazioni, è conosciuta come i sensi.
  • Quando rimane immanifesta nell’Essere Cosmico è conosciuta come Natura.
  • Quando crea confusione tra la realtà e l’apparizione è conosciuta come maya (illusione).
  • Quando si dissolve nell’Infinito c’è liberazione.
  • Quando pensa: “sono vincolata” c’è schiavitù.
  • Quando pensa: “sono libera”, c’è libertà.
  • La Luce della Coscienza che viene eclissata dalla ferma convinzione dell’esistenza della mente, è invero, la mente.
  • Quando indaghiamo sulla natura della mente, tutti gli oggetti creati o tutte le apparizioni vengono viste come sue creazioni.
  • Solo la Coscienza Infinita rimane come non creata dalla mente.

Quando viene osservata profondamente, la mente viene assorbita nel suo Substrato e quando è così assorbita, c’è suprema felicità.

Poiché l’intero universo è all’interno della mente, le nozioni di schiavitù e di liberazione sono anch’esse all’interno della mente.

La mente ora vaga nell’inferno ora in cielo, ora nel mondo degli esseri umani. Anche quando la luce della saggezza s’affaccia nella vita della mente illusa, essa scioccamente la rigetta considerandola nemica. Quindi piange e si lamenta in preda alla disperazione.

Qualche volta sperimenta un risveglio imperfetto e rinuncia ai piaceri del mondo senza un’adeguata comprensione. Una tale rinuncia si rivela una grande sorgente di dolore.

Ma quando la rinuncia sorge dalla pienezza della comprensione, dalla saggezza nata dall’indagine sulla natura della mente, allora la rinuncia conduce a suprema beatitudine.

Una tale mente può persino considerare le proprie nozioni di piacere passate con perplessità. Le tendenze latenti della persona che rinuncia al mondo saggiamente, svaniscono dalla mente.

Scorgi il gioco dell’ignoranza che fa sì che uno si ferisca per sua stessa volontà e che fa sì che corra qua e là in preda al panico senza motivo.

Sebbene la Luce della conoscenza del Sé risplenda in ogni cuore, i jiva vagano in questo mondo spinti dai loro desideri latenti, e la mente si vincola e intensifica il dolore a causa dei suoi stessi capricci, fantasie, pensieri e speranze.

Quando la mente viene visitata dal dolore si dispera e diventa irrequieta. Quando guadagna la saggezza, la preserva a lungo e persiste nella pratica dell’indagine, allora non sperimenta dolore. Ma una mente incontrollata è la fonte stessa della sofferenza.

La coscienza individualizzata, la mente, è sorta nell’Essere Supremo, o Rama. Essa è sia differente che non differente dalla Coscienza Infinita, proprio come un’onda è diversa e non diversa dall’oceano. Per l’illuminato la mente è l’Assoluto Brahman e null’altro; per il non illuminato la mente è la causa del samsara [la ruota di nascite e morte].

Ma in realtà il Brahman Assoluto è onnipotente e non v’è nulla che sia a Lui esterno. Il Suo stesso potere, o energia, pervade ogni cosa.

Negli esseri incarnati è Chit-shakti, il Potere della Coscienza o Intelligenza; è il moto nell’aria, la stabilità nella terra, il vuoto nello spazio ed è, negli esseri creati, il Potere della Coscienza di Sé: l’ “Io Sono” [Sat = Essere – n.d.c.]. È il Potere che porta in essere la creazione e lo stesso Potere che ne provoca la dissoluzione. Vedi l’intero universo ed anche l’ ‘IO’ come l’Assoluto Brahman, poiché il Sé, che è Brahman, è onnipresente.

Quando quel Sé pensa, è conosciuto come mente e non è altro che il Potere dell’Assoluto Brahman, che non è diverso da Brahman.

Così la creazione, la trasformazione, l’esistenza e la distruzione sono tutte provocate da Brahman in Brahman, e non sono altro che Brahman.

Gli strumenti di azione [mani, piedi, voce, organi di riproduzione, organi escretori – n.d.c.], l’azione e l’agente, la nascita, la morte e l’esistenza, tutto questo è Brahman e null’altro.

Quando la schiavitù è non esistente, sicuramente anche la liberazione è falsa.

Rama – 0 Signore, si dice che quando si pensa qualcosa la si materializza. Ora tu dici che la schiavitù non esiste. Come può conciliarsi questo?

Vasistha –  La mente in uno stato d’ignoranza immagina la schiavitù. La schiavitù esiste soltanto in quello stato d’ignoranza. Proprio come gli oggetti di sogno svaniscono quando il sognatore si desta, tutte queste allucinazioni conosciute come schiavitù e liberazione, non esistono agli occhi dell’illuminato.