ma non è sempre facile raggiungere quello stato

— Caro Sergio, sto praticando tutti i giorni l’autoindagine. Normalmente riesco a fare due sessioni da 25 minuti ciascuna. Vorrei però cercare di farne tre magari un pochino più brevi. Mi piace molto e in ogni caso la pratica mi riporta un gran senso di calma. Alle volte non riesco a spostarmi dalle sensazioni del corpo e osservo i miei pensieri caotici.

— Risali alla sensazione di ‘io’? Al Soggetto percipiente? Chi osserva quei pensieri? Chi? Chi? Chi? Tornare al Soggetto percipiente è l’autoindagine. Se non mi dici come fai, non posso sapere come pratichi la tecnica.

— Altre volte si crea un bel silenzio interno e la sensazione di me stessa diventa più diffusa, come se fosse estesa a tutta la stanza intorno. Quando accade mi sento molto felice.

— Sì, dà molta gioia.

— Ho notato tra l’altro che in alcuni momenti della giornata, magari solo per qualche secondo, mi viene spontaneo rievocare questa sensazione di “diffusione”. Ogni tanto quindi cerco di farlo di proposito, provando a guardare le cose con quello sguardo. Al momento è così.

— Il secondo passo da aggiungere a quanto ti dissi l’altra volta riguarda proprio la pratica durante il resto della giornata. Ha intervalli più o meno regolari prenditi qualche minuto e riporta l’attenzione all’io percipiente. Se tu senti di essere questo ‘stato diffuso’, allora va bene. Ma mi dovresti chiarirmi il primo punto: come fai l’autoindagine formale, se torni all’io percipiente.

ALTRO COLLOQUIO:

—Per fare l’autoindagine cerco di osservarmi da fuori, di essere appunto il soggetto che osserva i pensieri che passano, le sensazioni del corpo, le emozioni. .. cerco di provare distacco, disidentificandomi da essi.

— L’autoindagine corretta avviene in questo modo:

1. Tu devi prima trovare la sensazione di ‘IO’ come oggetto.
Al posto della sensazione di ‘IO’ puoi provare se ti trovi meglio con:
la SENSAZIONE DI ESSERE
o la COSCIENZA come oggetto
o la PRESENZA CONSAPEVOLE

2. Una volta che hai individuato l’IO o l’ESSERE, o la COSCIENZA, dimori, ti immergi in quello.

— Grazie. Penso e spero di avere capito. Devo individuare l’io come oggetto e una volta che sento la presenza rimanerci dentro. È più o meno quello che succede quando avverto il silenzio ma non è sempre facile raggiungere quello stato. In ogni caso ti farò sapere come sta andando.

— Sì, ti succede un po’ spontaneamente, da qui il senso di calme, di felicità e di espansione.

Quando cerchi l’IO come oggetto, dopo un po’ noterai un altro ‘io’ che osserva quell’io, e poi un altro ‘io’ ancora che osserva quell’io che osserva l’io. È una distorsione della mente che può concepire solo la realtà duale. Tu ignora quella catena interminabile di ‘io’ e non cadere in questo circuito.

Rispetto a “ma non è sempre facile raggiungere quello stato”, tutta la sadhana è fatta di questo. Tu ti apri a uno stato superiore, ma non è facile tenerlo. Poi finalmente diventa tuo e ciò ti permette di salire a un livello superiore che però non è sempre facile mantenere… Persino dopo la realizzazione, cioè dopo la disidentificazione dal falso io personale, continua questa purificazione.

Vi sono 4 livelli di realizzati: Brahmavidvarishta, Brahmavid-Vareeyaan, Brahmavidvara, Brahmavid. Di questi solo il Brahmavidvarishta è completamente purificato; la mente degli altri continua a purificarsi. Questo fece dire a Nisargadatta: la mia vita è un viaggio continuo.