non occorre sforzo per sentire di essere

Ciao Marco,

ho avuto l’assoluta percezione che tutto quello che appare ai miei occhi, all’esterno di me, sia una mia emanazione.

Mentre guardavo degli alberi con le foglie che si muovevano al vento, ciò che vedevo ha iniziato ad apparirmi irreale, le forme hanno iniziato a sovrapporsi e a perdere la loro tridimensionalità e questo ha aumentato il mio sconcerto.

Questa percezione di irrealtà di quello che vedo, mi ha provocato un senso di ‘straniamento’ che mi ha accompagnato per un po’, e adesso è passato. Vorrei chiederti se quando questa sensazione riapparirà devo farla passare, oppure devo darle attenzione.

Poi c’è una domanda che volevo farti da tempo, so che bisognerebbe stare costantemente, durante la giornata, con la sensazione dell’Io Sono, cioè riportare a sé tutto quello che si fa durante il giorno. Come si realizza praticamente questa cosa? Esempio pratico: quando si legge, si guarda un film, si cammina ecc., come si fa ad essere consapevoli costantemente di se stessi? Come si fa a far ‘entrare’ dentro di sé qualcosa che ti appare all’esterno di te, dando attenzione?

Grazie per quell’Amore che mi fai percepire e che mi riempie totalmente, prima o poi riuscirò anche a ‘riversarlo’ sul ‘mio mondo’, e grazie per l’essenzialità delle tue risposte che mi aiutano a svuotarmi di tutto ciò che è superfluo e che quindi mi rendono più leggera. Grazie.

Marco:

Quel senso di straniamento è sacro!

Dopo esserci tanto abituati all’illusione della separazione sembra ‘strano’ sentire l’assoluta semplicità della non-separazione.

Quando leggi o guardi un film, c’è il leggere e il guardare un film… ma ci sei anche tu, SEMPRE!

Non serve che fai entrare dentro di te qualcosa che appare esterno, ma puoi vedere che non c’è separazione tra interno ed esterno: è tutto Te, una tua emanazione, come dici tu stessa parlando dell’esperienza che hai vissuto.

Nota che tu ci sei sempre nonostante le attività.

Inizialmente sembra esserci uno sforzo per sentire te stessa durante le attività, poi ti accorgi che, dato che ci sei sempre, non occorre uno sforzo per sentire di essere ed entri nella beatitudine dell’abbandono.