stare a contatto con saggi e santi – 2

INTRODUZIONE – 2a parte

Un devoto chiese al Maharshi: “La mia professione non mi consente di rimanere nelle vicinanze di Saggi e Santi. Posso avere la Realizzazione anche senza satsanga?”.

Sri Bhagavan lo rassicurò: “Sat è ‘aham pratyaya saram’, che vuol dire ‘il Sé dei sé’. Il Santo è questo Sé dei sé. Egli è immanente in tutti. Può qualcuno rimanere senza Sé? No. Quindi nessuno è lontano dal satsangha”.

“L’essere umano è sempre il Sé, ma non lo sa. Egli confonde il Sé col non-sé, cioè con il corpo ecc. Questa confusione è dovuta all’ignoranza. Se l’ignoranza viene rimossa, la confusione cessa e la vera conoscenza si schiude.

“Rimanendo in contatto con Saggi Realizzati, l’uomo perde gradualmente l’ignoranza fino a rimuoverla completamente. Allora l’eterno Sé viene disvelato”.

“Sangha vuol dire associazione; satsangha vuol dire associazione con Sat, e Sat è il Sé unico. Ora che comprendete che il Sé non è altro che Sat, la compagnia col Saggio, inteso come Sé-Sat, viene ricerca. Questo è il Satsangha, è l’introversione; allora Sat viene rivelato!” [Colloqui 482, 350, 282].

Proprio come anche l’uomo più forte – come Ercole – non riesce a sollevare lo sgabello su cui è seduto, non possiamo [con la mente] trascendere l’illusione creata dalla mente stessa. È vero che Dio ha creato ogni essere uguale a Sé stesso, ma crediamo di essere un individuo separato e lontano dalla Realtà unica che ognuno di noi veramente È, bisogna cercare una fonte che ci aiuti a liberarci dall’illusione della separazione.

La mente può facilmente accettare il concetto di ‘Essere Superiore’ – Dio, il Messia, l’Avatar – ma rifiuta di essere essa stessa l’Essere Superiore. C’è bisogno di un enorme aiuto per elevare se stessi e rendersi conto di essere la Realtà unica. I Saggi e i Santi che hanno già percorso il cammino e trascendono i limiti sono le pietre miliari, i fari sulla via del Viaggio interiore dell’aspirante! Perciò cercare Saggi e Santi, state alla loro presenza e impregnarsi dei loro insegnamenti è il metodo più sicuro e veloce.

La Verità risplende sempre potente e l’aspirante spirituale vi è sempre immerso, pur ignoro della Verità che esiste sempre. Bhagavan Ramana indica la Verità come Potere Superiore. Questo Potere Superiore è la comune proprietà di tutti, senza eccezioni. Eppure l’aspirante ignorante sente la dualità del qui e là. Questa ignoranza dov’essere spazzata via. Il Maharshi attribuisce tale ignoranza all’erroneo identificarsi con il proprio corpo e la mente, non vedendo la verità di essere sempre questo Potere Superiore. Il Maharshi ha guidato gli aspiranti a spostare l’attenzione dalla non-verità alla Verità.

L’atto di spostare l’attenzione dai non-reali corpo e mente alla Realtà sempre esistente del proprio Essere Puro è generalmente definita ‘sadhana spirituale’. Si ha bisogno d’una guida per praticare una sadhana. La metafora buddista “il dito che punta alla Luna” è un buon esempio [quando il dito (la mente, l’insegnamento concettuale) punta la Luna (la verità), non guardare il dito (non accontentarti di comprensioni mentali), guarda la Luna (abbi l’esperienza diretta della Verità stessa)]. Allo stesso modo il Saggio, il Santo non creano la Realtà, rimuovono solo l’ignoranza così che la Realtà possa esser vista. A differenza della metafora in cui appare che l’aspirante venga messo in grado di vedere la Luna al di fuori di egli stesso, il Saggio rende l’aspirante capace di riconoscere la Realtà dentro sé stesso come la propria Verità sempiterna.

Perciò il Maharshi sottolinea: “Cerca la compagnia dei Saggi”.

* da Meetings with Sages and Saints
http://www.aham.com/SagesAndSaints/MeetingsWithSagesAndSaints.pdf