Un metodo per evitare la sofferenza

— Caro Sergio, ti prego insegnarmi il sistema per accettare, sopportare l’invadenza di certe persone, la loro esuberanza e a volte il loro comportamento offensivo.

Quando sono di fronte a loro io mi concentro sull’ ‘IO’, il Sé. Ma nonostante i miei tentativi mi sento risucchiata da queste presenze, ferita dalle loro  false comunicazioni, e mi osservo forzata in un comportamento ipocrita per paura di ferirle. Cerco di trovare l’amore e  la compassione per accettarle, ma non ne sono in grado, e lo stress mi divora.

Ci sarà un metodo? Aiutami a realizzarlo.

— Non c’è un metodo, una tecnica per risolvere questi problemi. Vi fosse, la sofferenza nel mondo sarebbe risolta con un espediente tecnico. Ma non è così.

In primo luogo ci vuole tanta disciplina, esperienza nella relazione, e sopportazione. Se è possibile si può cercare di allontanarsi dalle persone fastidiose – ma non sempre è possibile. Si può cercare di essere fermi con loro per arginarli, ma anche questo non sempre sortisce effetto.

Se queste due soluzioni non producano risultati, allora prega con fervore per avere una vita più serena e meno conflittuale – io ho lottato anni per avere la situazione calma in cui potermi dedicare nella sadhana. La pratica spirituale stessa per la liberazione ti viene in aiuto, disidentificandoti dall’illusione. Dice la Bhagavad Gita: “I saggi illuminati non s’affliggono né per i vivi ne per i morti” (II, 11). “Quando il tuo intelletto andrà oltre l’oscurità dell’illusione, allora realizzerai lo stato d’indifferenza riguardo alle cose” (II, 52).

Ma la liberazione, la totale disidentificazione dall’illusione, ha tempi lunghi. Come affrontare nel frattempo la sofferenza, che “è la Via” (l’ego deve perdere), come dice Sri Ramana?

Anche se non c’è una tecnica, esiste un approccio, che è l’unica risposta vera al dolore.

Devi sviluppare una profondissima devozione per Dio e/o qualche Maestro. Io l’ho sviluppata per Sri Ramana e per il Signore Krishna. Mi abbandono a Loro, dono a Loro la mia sofferenza, non la trattengo per me.

Poi un giorno scopri che Ramana e Krishna sei Tu, non come ego, ma come Sé. Allora la devozione diventa insita.