Concentrazione, Devozione e stato Senza Pensieri

— Caro Sergio, continuo con la tecnica del terzo occhio. Da subito ho compreso che portare gli occhi verso l’alto mi facevano sentire molto diverso. Pian piano ho cominciato ad avere un esperienza davvero nuova. Ricordi che il mio corpo fisico si sentiva intrappolato e in qualche modo dovevo divincolarmi e si sfociava poi in convulsioni? Ecco, ora non accade Più. Dopo i demoni, ora continuo a vedere immagini di santi e il mio corpo (non più fisico) è immerso in un’emozione di passione, sofferenza… quasi un martirio. La cosa molto strana è che non sono mie le esperienze di vite precedenti che ricordo. Io comunque finisco ugualmente la sessione con molta difficoltà. Sto vivendo ciò che i santi vivevano quando erano torturati, solo che non è una mia vera e propria esperienza. Come può essere? Pensa che, mentre lascio il mio corpo fisico dondolare, continuo a dire: — Oh Signore! Oh Signore! Signore!

Ti prego, dirmi qualcosa in merito. Devo aspettarmi che mi spunti l’aureola sulla testa! Ahahah…

 — Se uno ha trascorso vite da religioso immedesimandosi nelle esperienze dei santi, una tale purificazione di impressioni è comprensibile.

Non l’aureola devi attendere dalla tua pratica di concentrazione sul 3° occhio così come ti ho detto, ma lo ‘stato senza pensieri’.

Se il sadhaka non raggiunge lo stato senza pensieri attraverso lo sviluppo della propria concentrazione, inutile parlare di Liberazione…

Lo stato senza pensieri, che è Silenzio, è il Sé; così come l’assenza di nubi è il cielo. A ragione Dogen diceva che lo shikantaza (la meditazione senza pensieri nello zazen) non è una pratica, ma la realizzazione stessa.

Perché non vada a irrobustire l’ego, lo sviluppo della concentrazione dev’essere affiancato dallo sviluppo della devozione.

Ciò che inverte la direzione centripeta dei modelli egoici è l’AMORE ALTRUISTICO, che include soprattutto l’amore per il Divino e i Maestri. Tale “conversione” – presente nella vita di tutti i santi – avviene quando kundalini raggiunge il chakra del cuore (anahata) ed è favorita dalla pratica costante della devozione e dell’abbandono ai Maestri e al Divino.

Allora la concentrazione diviene virtuosa e apre le porte alla Vita Divina che si estrinseca dal 6° chakra (3° occhio) al 7° (sahasrara). Dalle sopracciglia in su non ci sono più organi di senso – tranne il tatto, ma il ritiro dell’energia dal tatto (pratyahara del tatto) si completa con ashwini mudra, la contrazione dell’ano.

Quando sostenuta dall’energia presente nel chakra del cuore kundalini sale al 3° occhio e ancora più su, e quando la coscienza – grazie alla concentrazione – non è più disturbata dai pensieri, allora il sadhaka sperimenta Gioia, Beatitudine e Amore divini e si immerge in samadhi sempre più prolungati.

Poi, questa esplosione di ‘luce’ matura nella silente, costante permanenza nel Sé e si immerge nel Cuore spirituale che è due dita a destra dalla linea mediana specularmente opposto al cuore fisico.

Allora lo jnani entra nella spontanea meditazione continua che è il Sahaja, lo stato naturale: attenzione nell’attenzione…, e sperimenta tutto ciò che gli accade come movimenti di luci sullo schermo immobile che è egli stesso come Sé immutabile e imperituro.