da allora c’è una coscienza profonda di non essere l’artefice di ciò che è

— Amato, sento la necessità di condividere con te quello che va sviluppandosi dopo il darshan con Roberta, Marco e Anna in toscana qualche mese fa.
Lascio il Darshan con le ultime parole di Roberta che alla mia domanda se praticasse ancora in modo formale, rispose: oramai non pratico più, so chi sono. Anche io non praticavo più assiduamente in modo formale da tempo, la pratica si svolgeva da se durante lo stato di veglia, tuttavia cercavo anzi, ricercavo ancora qualche oggetto che si potesse definire uno stato. Poi pian piano c’è stato un arrendersi alla vita e a quella coscienza che sempre è e che, ho iniziato a chiamare Dio. Da allora c’è una coscienza profonda di non essere l’artefice di ciò che è, anche prima lo sapevo, ma era conoscenza, nozione, ora un amore spontaneo fluisce verso tutta la creazione e il giudizio pur sempre presente, è subito riconosciuto e lasciato essere. La sensazione o meglio il pensiero-sensazione di essere l’artefice ha lasciato il suo trono ed è libero di esistere come fenomeno temporaneo e caduco di un’apparenza che non ha più potere. Alcuni insight emergono, senza più avere quel carattere di esperienza folgorante e travolgente, ma appaiono anch’essi come transitorie manifestazioni della coscienza nella coscienza. Dio o il Se conduce la sua esistenza e altro non resta che liberare la strada da preconcetti ed idee. Ogni essere che apparentemente incontro È l’UNO. Ogni apparente manifestazione È L’UNO. La coscienza È L’UNO con le sue manifestazioni.
Non leggo più libri di spiritualità, tranne gli articoli che posti. Sento che L’UNO è inesprimibile ed in continuo cambiamento e, paradossalmente, rimanendo immoto.
È sempre stato tutto qui.
Con infinito Amore.

Sergio: — Amato, quello che descrivi è lo stato naturale in presenza di oggetti, durante la vita quotidiana. E lo descrivi veramente bene, e quindi con bellezza, necessariamente.

Tu dici “Da allora c’è una coscienza profonda di non essere l’artefice di ciò che è, anche prima lo sapevo, ma era conoscenza, nozione, ora un amore spontaneo fluisce verso tutta la creazione e il giudizio pur sempre presente, è subito riconosciuto e lasciato essere”. Questa è veramente la realizzazione! Ti riposto un passo di Lucille:

Lucille: — La meditazione è molto semplice: significa abbandonare di momento in momento la mente, il corpo e il mondo alla Presenza Silenziosa in cui essi compaiono. Questo è tutto.

Partecipante: — Che cosa significa abbandonare la mente, il corpo e il mondo a ciò in cui essi compaiono? Come si fa?

Lucille: — Abbandona colui che lo fa. Abbandona colui che fa qualsiasi cosa, che vuole qualsiasi cosa, che ha paura di qualsiasi cosa. Questo ‘colui’ è un’apparenza, è fatto di pensieri e sensazioni; quando questo ‘colui’ è in silenzio, allora il mondo, il corpo e la mente sono arresi al silenzio.

Non dev’essere fatto nient’altro. Hai perso l’illuminazione – apparentemente – solo se ti sembra di non essere nello stato di illuminazione e che debba essere fatto qualcosa. Tu sei sempre nello stato illuminato. L’unico momento in cui in apparenza non sei nello stato di illuminazione è quando l’agente, il desiderante salta su. Appare come un pensiero e una sensazione nel corpo, una resistenza, un “io non voglio questo sentire” o “questo non è il modo in cui le cose dovrebbero essere”.

Il più grande ostacolo sulla via è pensare che lo stato naturale sia necessariamente piacevole. In questo caso ogni stato che si ritiene non piacevole viene immediatamente respinto e decadiamo – apparentemente – dallo stato di illuminazione. Abbandonare il mondo significa che nulla di piacevole ci attrae e non sentiamo nessuna repulsione per ciò che è sgradevole.

Questo è facile quando c’è serenità, in quei momenti la grazia rende tutto facile. Nulla ci attrae e ci distrae, il mondo è arreso: il canto degli uccelli, i rumori del traffico, la fragranza e la temperatura dell’aria che inaliamo, tutto ciò che stiamo vivendo nel momento… tutto va e viene liberamente, senza la minima reazione, senza produrre onde. Questo ci insegna cos’è lo stato di illuminazione.

Tutto ciò che dobbiamo fare è trasportare cos’è valido per il mondo in una tale situazione al regno dei pensieri e delle sensazioni fisiche, e cioè accogliamo i nostri pensieri e le sensazioni fisiche esattamente allo stesso modo in cui accogliamo il canto degli uccelli, il rumore del traffico, o qualunque cosa stiamo esperendo. Quando è presente il canto degli uccelli – o qualsiasi altra cosa stiamo vivendo – è semplicemente presente, non abbiamo programmi rispetto ad esso, non facciamo nulla per farlo apparire, né per farlo rimanere, né per farlo scomparire.

Lo stesso vale per i nostri pensieri e le sensazioni fisiche. Non vi è alcun attaccamento, non attaccatevi a niente. Allora il canto degli uccelli, il rumore del traffico, i pensieri e le sensazioni diventano tutti eventi onirici; in un certo senso sono non-eventi poiché non innescano alcuna attività in noi. Naturalmente, se è necessaria una risposta, risponderemo adeguatamente da questa prospettiva di non coinvolgimento, ma dopo la risposta non rimane alcuna traccia che possa innescare ulteriori pensieri, emozioni e sensazioni. Torniamo ad essere aperti, pronti per l’apparizione successiva, qualunque cosa sia.

Partecipante: — Come possiamo trasferire l’accoglienza che destiniamo al suono delle parole al regno dei pensieri e delle sensazioni corporee?

Lucille: — Torna alla tua percezione reale del canto degli uccelli o del rumore del traffico. Guarda cosa succede. Tutte queste percezioni sono libere di fluttuare nello spazio. Chiediti: “Dove appaiono?”. Se la risposta è che l’uccello canta a 15 metri da te, questa non è la tua vera esperienza ma è un concetto. La vera esperienza del suono è che sta accadendo a distanza zero da te, non a 15 metri. Non succede lì, ma qui, sempre. Tutto accade sempre qui e ora.

Lo spazio in cui canta l’uccello non è uno spazio geometrico o fisico. È uno spazio diverso che potremmo chiamare spazio ‘qui e ora’. Possiamo chiamarlo coscienza. È vuoto, nel senso che non possiamo afferrarlo con la mente. Non ha consistenza, colore, forma e solidità, ma ciò non implica che non sia presente. ‘Presenza’ è la sua qualità. È coscienza, consapevolezza, chiarezza, trasparenza.

Tutti i pensieri, le sensazioni e le percezioni sono liberi di fluttuare in questo spazio. Il canto degli uccelli o il suono del traffico ci indirizzano verso questo spazio. Una volta riconosciuto, esso diventa molto facile da esperire. Il corpo (cioè: sensazioni e sentimenti) e la mente (cioè: pensieri e immagini) sono anch’essi apparenze che sorgono da questo stesso spazio ‘qui e ora’. In effetti non c’è nessuna separazione tra il mondo, la mente e il corpo; tutti e tre sono apparenze all’interno di questo spazio. Nota che esso è senza limiti perché ogni confine è semplicemente un’altra percezione o apparenza all’interno di questo spazio. Il confine è limitato nello spazio e nel tempo perché ha un inizio e una fine, questo spazio invece è illimitato, ed è quindi senza tempo.

Ora abbiamo la chiave per accogliere il corpo e la mente. La chiave è questo spazio ‘qui e ora’. Lo spazio ‘qui e ora’ è il ponte che ci permette di trasferire lo stato di illuminazione in rapporto al mondo, a uno stato di illuminazione in rapporto al corpo e alla mente. Lascia che i pensieri, i sentimenti e le sensazioni del corpo si sviluppino liberamente in questo spazio, proprio come lasci che le percezioni – come il canto degli uccelli e il suono della mia voce – si sviluppino liberamente. Sappi che non sono separati. Questa è come avviene l’esperienza della nostra vera natura in presenza di oggetti”.