Dialoghi dal Satsanga Advaita, n. 1

Satsanga Advaita è il titolo di una pagina Facebook riservata ai miei allievi. Il dialogo che segue è avvenuto nella forma di chat, perciò a volte le comunicazioni si accavallano. L’ho lasciato così com’è.

R.: – Quando leggo certi post, non riesco a trattenere le lacrime e, un po’ di invidia!!! Viva la sincerità.

Fabrizio: – Invidia per cosa? Non hai niente di più o di meno!
Predi l’oro, puoi fare gioielli diversi, ma l’oro smette forse di essere oro? Qualsiasi forma tu creda di essere non potrà mai farti smettere di essere oro!

A.: – Ciao Fabrizio, finalmente posso risponderti. È superfluo parlarti della gioia nel leggere le risposte, la mente, l’abbiamo detto, arriva dopo. Desidero raccontarti a questo punto che queste esperienze si manifestavano all’età di 4-5 anni, bastava che mi fissassi su di un punto e, all’improvviso ero fuori, non ero più nessuno, più cercavo di rientrare e più non riuscivo, mi spaventavo tantissimo e temendo di essere matta, non ne parlavo con nessuno. Anche questo era Turiya?

Fabrizio: – Anche a me da bambino sono capitate diverse esperienze, sia durante la veglia che nel sonno, poi potrei parlare di sogni lucidi o viaggi astrali, nel mondo dei fenomeni (sia materiale che sottile); ci sono tantissime esperienze… Per quanto posso dire turiya c’è sempre stata, o meglio ho sempre sentito i suoi effetti (ad esempio festeggiavo i compleanni ma non mi sentivo invecchiare ero e sono sempre uguale) l’unica differenza degna di nota è stato quando sono diventato consapevole di essere il “senso di essere”…
Se tu non pensi oppure pensi incessantemente una parola qualsiasi, l’essenza nella quale avviene ciò cambia? No, è sempre quella, tu sei quella e qualsiasi esperienza è in quell’essenza… ma l’essenza non ne è assolutamente toccata.

A.: – Sergio scrive: “Si chiama Attenzione. Voi con l’attenzione create qualsiasi cosa”….

Fabrizio: – Devi solo portare più che puoi l’attenzione nel “senso di essere”, e basta. Non ti preoccupare di nient’altro…

R.: – Bravo Fabri, centrato il problema. La mia riflessione ( spero che questa la lasci il Maestro ) e che credo dipenda dal karma. Tu, Sergio, Antonella e company siete nati in questa vita pronti per certe dimensioni. Io e molti altri bruceremo abbastanza karma in questa vita per incarnarci nella prossima già avviati ed elevati!! Correggimi ove sbaglio… Il mio desiderio non basterà a vivere queste esperienze vostre meravigliose!!!

Fabrizio: – Io non ho esperienze e/o ricordi che possano farmi dire che esista il karma…
Tu, ti dovresti occuparti solo di tenere l’attenzione verso l’interno (Io Sono, senso di essere, coscienza… usa la definizione che ti è più affine) e basta; il resto non conta… Si certo ci può essere sofferenza dolore nella vita, come felicità o che altro, ma tu dovresti solo occuparti di fare quello che ti ho detto, e sarai tu stessa a sperimentare il Sé.
Se ti è difficile o non ricordi di farlo, fai come ho fatto io, avevo messo una sveglia e, quando suonava ogni ora, portavo l’attenzione nell’attenzione…

A.: – Fabrizio, tante strade un’unica Via, che via non é… ricordo di sé della Quarta via… Ma il non plus ultra é l’Advaita.
R., non sono nessuno sotto tutti i punti di vista, credo però che la frase di Sergio sull’Attenzione, valga anche per i pensieri. Mi spiego meglio…

Fabrizio: – Cara A., io non trovo differenze tra il ricordo di se o tenere l’attenzione sul silenzio, per me sono la stessa cosa. Quali differenze ci sarebbero?

A.: – In entrambi i sentieri ho preso consapevolezza della legge di causa ed effetto, che non fa una piega a livello pratico, ma con l’Advaita é completamente trascesa, nel senso che fino a quando si é identificati con il corpo c’é un qualcuno che fa in qualcosa e ne subisce le conseguenze positive o negative che siano (piena dualità), quando sempre ascoltando il Sentire (senti appunto che non Ti basta), cerchi l’oltre non sapendo cosa.
A tutt’oggi consapevole della legge del karma, nel sogno cerco di mettere i semi positivi e mi astengo di metterne negativi, ma soprattutto agisco senza pensare ascoltando il Sentire. Pertanto la frase sull’attenzione la ritengo poliedrica per i vari percorsi spirituali.

Fabrizio: – Antonella perdonami ma non ho compreso quello che vuoi dire. Quale sarebbe la differenza tra ricordo di sé o tenere l’attenzione nel silenzio?
Tu dici “Cerco di mettere dei semi positivi e mi astengo di metterne negativi”, chi è che giudica cosa è positivo e cosa è negativo?

A.: – Fabrizio nel ricordo di sé s’era creato il testimone, e l’identificazione con esso.

Fabrizio: – Probabilmente non ho fatto quella esperienza e non posso capire, ma tu sei il testimone di tutto. Forse in quel testimone esisteva ancora il senso del l’individualità?

A.: – Vedi Fabrizio, non so se tu riesci a essere completamente fuori dalla dualità durante la giornata; nei rapporti interpersonali pur cercando l’unità, spesso mi vedo agire consapevole della legge di causa ed effetto. I semi positivi sono le azioni inerenti.
Sì, proprio così. Mi scuso se non riesco a farmi capire.
Solo adesso vedo che una parte non è stata postata, va bene così, vuol dire che non dovevo esprimerla.
Sergio arrivi con la tua pillola indispensabile a chiarire i punti necessari.

Fabrizio: – Semi positivi? per dire ciò, significa che esiste il ‘giudizio’, altrimenti ci sono solo semi…
Piccola storia che forse conoscete ma è attinente a questo (non la ricordo perfettamente ma il senso non cambia):
In un piccolo villaggio di monaci c’era un cervo che viveva mangiava è giocava felicemente con tutti loro. Un giorno si ammalò e arrivò sul punto di morire, i monaci preoccupati iniziarono a pregare incessantemente il signore affinché non facesse morire il cervo, ma dopo qualche giorno di preghiera il cervo si presentò nel sogno del monaco più anziani e gli disse: “Per favore fai smettere tutte queste preghiere perché continuano a tenermi legato a questa forma. Lasciate anche a me la possibilità di evolvere in altre forme; lasciatemi andare così un giorno sarò un monaco e potrò conoscere la mia vera natura”. [La storia è tratta da ‘Autobiografia di uno Yogi’ di Paramahansa Yogananda, ma qui Fabrizio non lo ricorda].
Questa storia, per dire che quello che noi riteniamo positivo, da un altro punto di vista può non esserlo.

R.: – Se non esiste il karma (ma anche il Maestro Ramana ne parla nei suoi discorsi, dicendo che porta con se i semi dell’autodistruzione )… perché diamine ’sti dui frati mei (questi miei 2 fratelli ) iniziano a vedere e sperimentare a 4 anni strane esperienze, e io dopo il mio calvario non vedo nulla?? Scusatemi… ma qualcosa qui… ora… non mi quadra!!! Aiutooooo

A.: – Infatti Fabrizio, nella risposta che non è partita, raccontavo i precedenti percorsi nel buddismo, come dice Sergio, il sé illusorio nel karma. Adesso è più chiaro.

R.: – Oh meglio… Ciò che ho sperimentato, Sé..rgio dice che sono state manifestazioni del mondo duale!!! E a parte qualche fenomeno di percezioni sottili, a leggere voi mi sento  piccola, inutile e disperata!!!!

Fabrizio: – R., è come dire perché tizio ha la patente e guida l’auto e io no…
Perché tizio ha preso la patente e tu no. Ma un altro potrebbe dire come mai R. ha la moto ed io no? Semplice perché l’ha comprata.
Questo per dirti che ognuno ha il suo film, ma l’unica cosa importante è riconoscere il film come tale, senza preoccuparsi dei suoi contenuti.

A.: – Temo che Sergio possa scoraggiarsi…
Rosellina riscrivo la parte mancante rivolta a te. Nel post in cui mi sono presentata, volutamente non avevo riportato i dettagli, per evitare persino di rivedere mentalmente l’identificazione con quella sofferenza da “me” autoprodotta.
Ognuno nel sogno, nel film, sente l’intensità della sua sofferenza, con questo mi ricollego alla risposta di Fabrizio di ieri… Questo per dirti che senza nulla togliere alla “tua” situazione, anch’ “io” stavo per buttarmi dal terzo piano con la bimba di nove mesi in braccio pur di non rinunciare alle illusioni.

R.: – Aspetto ansiosamente.

A.: – Ti posso assicurare che oltre a fare una grandissima c…, il passaggio più difficile è stato quello di rinunciare all’identificazione con il ruolo di vittima. Ero in fasce già mi sentivo ripetere “Povera figlia mia, quant’è sfortunata”…
Scrivo a pezzetti per evitare che salti…

R.: – Ok, no problem.

Sergio: – R., tu ci SEI. L’unica cosa che devi fare è tenere tutta la tua attenzione al tuo essere e impedirle di andare nei pensieri. Quando l’attenzione è al tuo essere sei realizzata, perché è l’unica cosa che c’è. Quando l’attenzione è ai pensieri, allora sei nel sogno…

A.: – E sempre con quell’identificazione, con quei pensieri, che ho creato la “mia” famiglia… scusa Sergio se esco fuori tema.

Sergio: – Non ho capito. Ah forse sì.
L’unica realtà è che tu ci sei. Poi lasci scorrere il film.
Qual è il film naturale per me. Creare una famiglia spirituale che si realizzi

R.: – maestro !!!! ci hai preso gusto ??? cu sta censura ??? hihihiihihih

Sergio: – Il fatto che io sto creando una famiglia spirituale, non significa che sono nell’ego o nell’identificazione.
Anche la sadhana è un’illusione, eppure la si fa.
Chi si pone queste domande?
Dovete abbandonare la mente i pensieri e tenere quella benedetta attenzione solo sull’Essere, e lasciate che Dio si occupi di tutto il resto, o meglio, lasciate che l’illusione si occupi di se stessa.
Ramana diceva… non mi ricordo più…

A.: – E questa è la cosa più bella in Assoluto.

Sergio: – Tieni l’attenzione sull’essere come le donne che portano una brocca d’acqua sulla testa testa. È lì tutta la tua attenzione. Intanto creo la famiglia spirituale… so to say…

R.: – Riesci sempre a sciogliermi nel pianto !!!

A.: – La Grandezza della famiglia spirituale consiste nell’assemblare le diverse disidentificazioni, cosa per adesso, agli inizi, cercavo in maniera delicata per non sembrare insensibile, di far osservare l’identificazione con il ruolo di vittima legato alla sofferenza. Con questo intendo comprendere anche “me” con l’identificazione nel testimone.

Sergio: – Non capisco. Tu ci sei? Tieni costantemente la tua attenzione sull’essere: questa è la Realizzazione.

A.: – Per diverso tempo ho osservato dall’esterno ogni cosa, fino al punto di identificarmi con il testimone. Le letture di Osho, Brizzi, hanno creato il guardiano sulla soglia. Avrò sbagliato non comprendendo. E da lì che ho Sentito che era tutto da trascendere.

Sergio: – Non ti comprendo neanch’io. Provo a interpretare. L’ego non è sciolto. Da come dici quel testimone è ancora un io. Infatti c’è un livello in cui uno si sente un ente spirituale, non collegato al corpo che osserva la manifestazione, ma è ancora un ego.

A.: – Sì, hai compreso benissimo.

Sergio: – Può essere il tuo caso? Se sei identificata col testimone, ma non sei realizzata, vuol dire che quel testimone è ancora un ente individuale.

A.: – Ed è lo stesso ego dei semi..

Sergio: – Stai sull’essere e dimentica i pensieri. Tutto qui!

A.: – Sì, ecco perché ti scrivevo del vuoto al risveglio.

Sergio: – Se hai sempre la tua attenzione sull’essere sei realizzata; all’inizio ci va un po’ di sfoirzo, ma poi diventa naturale e: BELLISSIMO!!! Ma non lo dire in giro, perché è troppo facile e noi jnani perderemmo di importanza…

A.: – Non dirmi questo mi sconvolgi.
Dicevo… Quel testimone, tanto era radicato negli esercizi del ricordo di sé, che non mi permetteva di dormire. Per esempio, stavo sognando, era sveglio…
Non dirmi che sono pazza.
Devo dirti anche però che le migliori o uniche soluzioni le avevo in sogno. Mi si accendevano delle lampadine, delle soluzioni a problemi da risolvere che tenevo a mente per la mattina… Scusami per il minestrone, ma so che sai che è dovuto alla condivisione profonda.

Sergio: – Sì ma non ti capisco [Sergio non è avvezzo ai chat e fa fatica a leggere e scrivere velocemente]. Allora? questo testimone è il Sé o no?

A.: – Non lo so, dimmelo tu.

Sergio: – Sei realizzata? Sei sempre nell’essere?

A.: – No. L’ego é presente, molto meno, ma c’è. Ne sono consapevole, ma lo vedo. Tu non reagisci anche se poi ti vedi?

Sergio: – Se l’ego è presente, allora in quel testimone, che pure ti ha aiutato, c’era dell’ego. Il testimone è la base per tutti i maghi; anche loro devono raggiungere stati relativamente elevati per fare magie sul piano astrale.

A.: – Cioé? Porca miseria quella era alchimia, Magia bianca?

Sergio: – L’ego è illusorio. Non c’è nessun ego. Devi solo stare nell’essere. Tenere sempre la tua attenzione sull’essere e lasciare che la vita scorra. Adesso io sto parlando con A., ma sono sempre nell’essere, almeno al 70%, e con l’altro 30% di mente lascio che il film scorra.

A.: – Capito.

Sergio: – Lascia stare magia bianca. Stai nell’essere e non nei pensieri.

A.: – Non ti lasci “incapsulare” dall’ “esterno”.

Sergio: – Esatto. Come le donne che hanno tutta la loro attenzione alla brocca d’acqua sulla loro testa, e intanto parlano ecc. Questo è un esempio che Ramana fa spesso.

A.: – Attenzione!

Sergio: – Sì, non distoglierla mai dall’essere. Tutto qui. Il resto me lo dirai tu.

A.: – Lo scoglio era l’identificazione con il testimone.

Sergio: – È come l’innamorata, che fa varie cose, ma reca sempre nel cuore l’immagine del suo amato. È lo stesso.

A.: – Un conto è l’osservatore distaccato

Sergio: – Sei mai stata innamorata cotta? O hai conosciuto adolescenti che lo erano?

A.: – Tutto è l’Essere

Sergio: – L’essere è lo stesso.
Sì. È il Sé

A.: – Adesso mia figlia

Sergio: – Prendi esempio da lei! Vedi coma fa lei. Ma fallo con l’essere

A.: – I nodi erano il karma e il testimone. Importante vederli. Grazie

Sergio: – Non esistonoo. Solo l’essere. Esistono solo se dai attenzione ai pensieri.

A.: – Sì.

Sergio: – Avevi solo bisogno di un tagliando di controllo… Vado a far fluire il film dei piatti da lavare…

A.: –
…E che Tagliando… Sono andata alla Ferrari per fare il tagliando alla 500.
Bellissimo!
Vedi pure il film… Ecco questo linguaggio aiuta molto…

Sergio: –

A.: – R., abbiamo fatto sudare le proverbiali sette camicie a Sergio e quattro a Fabrizio. Non c’è che dire, abbiamo impiegato “soltanto” 59 commenti per arrivare a fermarci a ESSERE.

Sergio: – Uno jnani non suda. È fermo nel Sé anche quando galoppa.

A.: –

Sergio: –