ed ho capito…

Sergio: — Contempla la sensazione di ‘io’.

A., il giorno dopo: — Oggi, dopo aver fatto una passeggiata nella natura, mi sono fermato a casa a meditare, concentrandomi sull’io…
Ed ho capito, ho capito anche cosa vuol dire rimanere nell’Io Sono, cosa che proprio non capivo e quindi non riuscivo a fare…
Significa osservarsi e ‘comprendere’ che il respiro, i suoni, la pelle, parole, pensieri ecc. sono altro da noi, da quello che davvero siamo, tanto quanto gli alberi, le persone, gli oggetti ecc.
Dopo un po’ di tempo ho addirittura avuto una conversazione con mia moglie e, sempre con gli occhi chiusi, e vedevo ‘me’ che la stavo avendo.
Insomma corpo, mente, pensieri, che ho sempre considerato essere me (anche se intellettualmente imparavo il contrario), fanno parte, tanto quanto il resto (cioè persone ed oggetti), di quel mondo di vibrazioni che osservo…

Sergio: — Molto molto bene. Questa è la fase in cui il Sé viene separato dal non-Sé, in modo da recuperare l’essenza, la Verità suprema, unica, eterna, immutabile e immortale che prima era confusa nella molteplicità dei fenomeni perennemente mutevoli e impermanenti.

Il principio dell’Advaita che qui si rivela è che il percipiente è vero e il percepito è falso. E il percipiente ultimo è il Sé (o Principio-Io) imperituro.