quando i concetti di conoscenza e ignoranza vengono abbandonati, esiste soltanto ciò che esiste

Yoga Vasistha, Versione Ridotta in Prosa,
Capitolo 6, “Nirvana” la Liberazione

Vasistha continuò:

La Verità o Esistenza-Coscienza-Beatitudine Assoluta è al di là del pensiero e della comprensione [intellettuale], è suprema pace ed onnipresente, trascende l’immaginazione e la descrizione.

In Essa sorge naturalmente la facoltà della concettualizzazione che è considerata essere triplice: sottile, media e grossolana. L’intelletto che abbraccia questi tre li considera come sattva, rajas e tamas.

I tre insieme costituiscono ciò che è conosciuto come prakriti o natura. Avidya o ignoranza è prakriti o natura ed è triplice. Questa è la sorgente di tutti gli esseri; al di là di essa c’è il Supremo.

Queste tre qualità della natura (sattva, rajas e tamas) sono ancora suddivise in tre ciascuna, cioè sottile, media e grossolana ognuna. Così ci sono nove categorie. Queste nove qualità costituiscono l’intero universo.

I saggi, gli asceti, i siddha, i dimoratori del mondo degli inferi, i celestiali, gli dei – questi sono la parte sattvica dell’ignoranza. Tra questi, i celestiali e coloro che dimorano nei mondi infernali formano il grossolano (tamas), i saggi formano la parte media (rajas) e gli dei Vishnu, Shiva e Brahma formano la parte sattvica.

Coloro che giungono sotto la categoria del sattva non rinascono più: perciò sono considerati liberati. Essi esistono sino a che dura questo mondo. Gli altri (come i saggi) che sono liberati pur vivendo (jivanmukta), abbandonano il loro corpo a tempo debito, raggiungono la dimora degli dei, dimorano là durante il periodo dell’esistenza del mondo e poi sono liberati.

Così questa parte dell’avidya o ignoranza è diventata vidya o conoscenza del Sé!

Avidya sorge in vidya proprio come le increspature sorgono nell’oceano; e avidya si dissolve in vidya proprio come le increspature si dissolvono nell’acqua.

La distinzione tra le increspature e l’acqua è irreale e verbale. Allo stesso modo, la distinzione tra l’ignoranza e la conoscenza è irreale e verbale. Qui non c’è né ignoranza né conoscenza! O Rama, quando cessi di vedere la conoscenza e l’ignoranza come due entità distinte, esiste soltanto ciò che esiste. Il riflesso di vidya in sé stessa è considerato avidya. Quando queste due nozioni vengono abbandonate ciò che rimane è la Verità: può essere qualcosa o può essere nulla. È onnipotente, è più vuota dello spazio e tuttavia non è vuota perché è piena di Coscienza.