IL SENZATEMPO

Dai Satsangha con Francis Lucille.

Sarebbe da imparare a memoria e ponderarlo spesso; anzi, ripetutamente; anzi, sempre, come un mantra, fino alla realizzazione:

Domanda: — Sto cercando di comprendere il ‘senza tempo’, l’eterna presenza.

Lucille: — Il tempo è un concetto, è inteso come l’intervallo tra due eventi, ma questi due eventi non coesistono mai. Quando uno è presente, l’altro non c’è, e dunque è inesistente. Perciò il tempo è la distanza tra un evento che esiste nell’adesso, e un evento passato o futuro che non esiste. È come la distanza tra questo punto e un unicorno… Il tempo esiste solo come concetto. Questo stesso concetto appare nell’atemporalità della coscienza. L’identificazione del concetto con il suo sfondo: la coscienza, crea l’illusione del tempo.

Quando la percezione di durata viene purifica dai concetti, diventa ciò che è sempre stata: la consapevolezza senza tempo, presenza senza tempo. Dal punto di vista di questa presenza senza tempo, gli oggetti fluiscono al suo interno e l’attraversano creando l’apparenza del tempo. I cambiamenti che avvengono in un oggetto mettono in evidenza la presenza di un testimone immutabile. Non potresti notare i cambiamenti senza il riferimento a questa presenza immutabile, non puoi essere consapevole del movimento senza qualcosa che è immobile.

È come guardare un film. Nel dramma sono passati trent’anni, ma per lo spettatore seduto in poltrona è il tutto durato solo un’ora. Il tempo del film e il tempo sulla sedia sono differenti perché parliamo di due mondi diversi. Allo stesso modo, il tempo in questo sogno ad occhi aperti pare esistere, ma dal punto di vista della coscienza testimoniante, seduta sulla sua comoda poltrona, il tempo è sempre ‘ora’, cioè: PRESENZA.

Questo ‘senza tempo’ non è qualcosa di sconosciuto, è ciò che chiamiamo ‘ora’, ‘adesso’. La spaziosità in cui tutto avviene, l’eterno ‘ora’, è questo ‘senza tempo’. Siamo fuorviati quando cerchiamo di introdurre divisioni fra passato e futuro all’interno del ‘senza tempo’ restiamo ingannati; ci dimentichiamo che siamo sempre a casa, sempre in questo ‘ora’ ed essendo questo ‘ora’ stesso, in cui non vi è passato né futuro, e che sono ricreati da noi in ogni momento.

Abbiamo diviso la nostra esperienza in ciò che è soggettivo e psicologico, e ciò che è oggettivo e del mondo. Il tempo soggettivo sembra variare – ad esempio sembra accorciarsi quando gioiamo di noi stessi. Ma il tempo oggettivo è considerato reale e stabile; decidiamo che il mondo materiale è reale e di conseguenza anche il tempo cronologico lo diventa. Dal punto di vista della coscienza, sia il mondo psicologico soggettivo che il mondo oggettivo sono altro che un sogno, perciò entrambi ugualmente illusori.

Domanda: — Quindi tutte le leggi della fisica riflettono soltanto il modo in cui funziona la mente, invece che descrivere con esattezza qualcosa che esiste oggettivamente?

Lucille: — Le leggi della fisica si applicano a questo sogno ad occhi aperti. Durante i sogni notturni, le leggi sono diverse; ad esempio puoi volare. Le leggi di causalità, che sono più generali delle leggi della fisica, si applicano a entrambi i mondi, ma al livello della coscienza non vi è alcuna causalità, perché non vi sono oggetto, non c’è dualità. A questo livello c’è una sola legge: è la legge dell’amore. A questo livello l’amore è la causa ultima di ogni cosa, ed è per questa ragione che non c’è alcuna risposta alla domanda: Perché? Ogni cosa è solo la giocosità di Dio che si rivela in ogni momento.

Domanda: — Questo corpo è vecchio e stanco.

Lucille: — Questo corpo appare nel tempo. In un sogno possono passare dieci anni in solo un minuto; potresti avere un bambino e accompagnarlo a scuola… Quando ti risvegli vedi che il corpo che avevi nel sogno era un’illusione, e che anche il tempo del sogno era un’illusione, ma dal punto di vista del sogno sembrava vero.

Dobbiamo essere aperti alla possibilità che questo sia un sogno, e quando lo facciamo tutto cambia drasticamente. In effetti si rivela proprio un sogno. Se l’esperienza di veglia viene vista come un sogno, il nostro comportamento cambia, e scopriremo che cambia anche la risposta che venie dai personaggi e dalle situazioni di questo sogno.

Domanda: — Io ho il concetto che questo corpo morirà.

Lucille: — Sembra un buon concetto! La vera domanda è: “Sto per morire? Chi sono io?”, “Quando il corpo muore, io muoio?”. Ecco perché la domanda: “Che cosa sono?” è cruciale. Piangi quando butti via una camicia troppo vecchio? No, perché è evidente che non sei la camicia.

Domanda: — Hai parlato del riconoscimento della coscienza impersonale. È lo sforzo finale che un individuo può fare?

Lucille: — Sarebbe l’ultimo sforzo che un individuo sembra fare.