POTERE DELLO SHIVA-RITIRO…

S. — Stanotte ho avuto un turiyatita fortissimo. Ho visto tutto il processo, da turiya a turiyatita, dal Brahman nirguna al Paramatma, l’Assoluto, e ne ho avuto la comprensione chiarissima. Ho passato più di un anno a tentare di decifrarlo, e adesso…

Da Sat-Chit-Ananda, a un certo punto c’è come una saturazione anche di quell’esperienza, la saturazione dell’azione di ‘TESTIMONIARSI’, e il desiderio di andare più in profondità, alla base. C’è allora la realizzazione della propria assoluta immobilità (e dunque assoluta Non-Azione) in una maniera profondissima e ogni particella del sogno della manifestazione, sottile e grossolana, anche la più infinitesimale… scompare in modo assoluto. Da qui la conoscenza si ritira, in 4 secondi, come una luce a dissolvenza. Nessuna conoscenza. Ma non è come l’ignoranza del sonno profondo… è impossibile da dire ma proverò. C’è il sentire in quella non conoscenza – come pallidissime aurore boreali – della potenzialità della conoscenza. Ma non so se è perché quei turiyatita duravano qualche minuto, o perché abbiamo un corpo che ci porta ancora a riattivare prima o poi la mente e quindi l’illusione, anche se non ne siamo più identificati.

La conoscenza si sviluppa dalla dualità. Conosci il bianco del gesso perché la lavagna è nera. Questa conoscenza si espande fino a un punto da diventare meta-conoscenza capace di conoscere la propria natura divina senza forma, indivisa, universale. Sì ha quindi il samadhi, la coscienza unitiva. Ma quella conoscenza, questo testimoniarsi, è ancora un’azione. In turiyatita l’immobilità del Soggetto è tale che la conoscenza si ritira.

Nisargadatta dice che la coscienza va e viene. Ma io uso altri termini. La coscienza siamo noi, non può andare e venire, è sempre potenziale. Quello che va e viene e il frutto della coscienza, che è la conoscenza, e che è un attributo aggiunto all’assolutezza di Shiva (l’Assoluto).

Romanticamente parlando, non nasce forse tutta la manifestazione da una spinta d’amore (per la propria perfezione stessa) che sconquassa la quiete assoluta è crea il sogno in cui Dio possa conoscere e amare Se stesso?

F. — Anch’io ieri sera. Solo che non è stato molto forte… È l’attimo infinito in cui Sat-Chit-Ananda contemporaneamente implode ed esplode in se stesso. Tutta le mente si spegne e rimani solo tu senza più l’illusoria capacità di testimoniarti…
Comunque vedo che Dio di sta svegliando in diverse persone. Che magia…

R. — Anche io ho avute esperienze forti. Tutto si espande in una dimensione calma e intoccabile. Questo formicolio sempre più lieve e impercettibile mi porta pian piano ad uno spazio consapevole dove l’unica brillantezza sta nell’essere. L’attenzione del Sé è immobile ed autosplendente, quella automatica si prende cura delle cose del corpo-mondo.