va tutto bene quello che c’è

Va tutto bene quello che c’è. Interiormente smetti di discriminare, esteriormente non deviare dal dharma (condotta etica). Vuoi essere il Sé, ma IL SÉ NON DISCRIMINA. Accetta il momento presente così com’è e ti ritroverai nella Grazia di Dio. “Allora perché si dice ‘non deviare dal dharma’?”, chiede la mente. L’adharma (condotta non etica) nasce solo dalle impurità mentali. Se tu fossi radicato nel Sé non vi sarebbe bisogno di precisare ‘non deviare dal dharma’. Ma Continua a leggere →

rinuncia ad essere il corpo…

Rinuncia ad essere il corpo, implementa il distacco dal mondo relativo, e svolgi i compiti che la tua forma deve compiere come servizio a Dio. Allora ti apparirà il Sé. Rimani aderente a questo Centro: sadhana sadhana sadhana, attenzione attenzione attenzione… Il distacco si approfondirà. Gradualmente ti renderai conto di parti di Maya sempre più basali la cui esistenza davi per scontata, e ti disidentificherai da esse. Alla fine rimarrà solo il Sé. Allora otterrai lo stato unitivo; i fenomeni Continua a leggere →

passi indispensabili per il sahaja – la rinuncia

La rinuncia è mantenere ferma la consapevolezza che il mondo fenomenico non esiste, è solo un sogno. Quando questa consapevolezza è stabile e si è già conosciuto il Sé, essere stabili nel Sé (nella Coscienza o l’Essere) è automatico. Se invece questa consapevolezza va e viene, lo stare nel Sé sarà ondivago. Se invece si percepisce il mondo fenomenico è come realtà, si può sperare solo in qualche esperienza diretta istantanea. Continua a leggere →

la non-azione

La Non-Azione comporta due elementi: la rinuncia all’ego e a tutte le manifestazione egoiche e l’abbandono al Divino. Da ciò zampilla la devozione! Nello Yoga Naturale l’aspirante, mantenendo ferma l’idea di non essere l’agente, entra nella pratica lasciando che sia Dio, sotto forma di Shakti, a compiere la sadhana. Ciò non significa che non faccia niente: mantiene la disciplina per gli orari della pratica, la dieta, l’etica, lo stile di vita… ma quando pratica lascia che sia la Continua a leggere →

il nodo della mente

La questione è che quando l’aspirante inizia una sadhana, la fa sentendosi il titolare anche della pratica spirituale. Allora tu gli dici “poniti come testimone neutrale” e lui lo fa, ma col punto di vista di stare facendo qualcosa per se stesso, e ciò riduce il potere di qualsiasi pratica al 30%. Comunque va avanti… e quando è maturo ad abbandonare la mente – che è sovraordinata al corpo e quindi lo include – allora egli diventa uno strumento nella mai di Dio. Con tale stato d’animo Continua a leggere →

perdere tutto è ottenere tutto

Andare verso la liberazione significa procedere verso la morte. Bisogna essere disposti a dare la propria vita, il proprio corpo al Divino. Il corpo è la base dell’ego, cui poi si aggiunge l’identificazione con la personalità, le caratteristiche che crediamo essere ‘noi’. Quando il corpo e la vita umana sono stati abbandonati, il Sé risplende da solo, non più offuscato da capziosi attaccamenti. Naturalmente non mi sto riferendo al suicidio, ma a una profondissima, radicale rinuncia Continua a leggere →

la consapevolezza che osserva la consapevolezza

R., il Testimone è il Sé, e la Consapevolezza pura, neutra, fino a non sapere cosa vede, esattamente come una lastra fotosensibile non sa cosa ritrae. Contemplare il Testimone significa: la Consapevolezza che osserva la Consapevolezza. La contemplazione ti porterà a fonderti: Consapevolezza nella Consapevolezza, né più oggetto né più soggetto. I pensieri si acquietano o si fermano, il mondo sparisce. Puoi anche non sapere che sei nello stato unitivo e te ne accorgi quando ne sei uscito. La Continua a leggere →