Chi Era Dipa Ma?

Amy Schmidt e Sara Jenkins raccontano la storia ispiratrice di Dipa Ma
nota come “la santa patrona delle persone che hanno responsabilità famigliari”

La storia familiare di Gotama Buddha segue il viaggio dell’eroe archetipo: lasciò moglie e figlio e rinunciò al mondo ordinario per cercare una vita santa. Dipa Ma seguì un percorso simile, ma con una svolta inaspettata. Ella alla fine riprese la pratica a casa, vivendo la sua illuminazione in un semplice appartamento di città con sua figlia. Le sue responsabilità come genitore furono chiarite dalla sua pratica spirituale; ha preso decisioni basate non su obbligo e colpa ma sulla saggezza e compassione che derivano dalla meditazione. Invece di ritirarsi in una grotta o in un eremo della foresta, Dipa Ma rimase a casa e insegnò stando nella sua camera da letto, in modo appropriato, una stanza senza porta.

Nani Bala Barua, più tardi conosciuto come Dipa Ma, nacque nel 1911 in un villaggio nelle pianure di Chittagong in quello che ora è il Bangladesh. La cultura buddista indigena rintraccia la sua discendenza in una linea ininterrotta fino al Buddha. Quando nacque Dipa Ma, la pratica della meditazione era quasi scomparsa nel suo clan, ma continuarono ad osservare rituali e costumi buddisti.

Sebbene fosse molto interessato al Buddhismo sin dalla giovane età, come la maggior parte delle donne asiatiche della sua era Dipa Ma aveva poche opportunità di intraprendere una seria preparazione spirituale. Tuttavia, da metà della sua vita, riuscì a dedicarsi completamente alla meditazione, raggiungendo livelli profondi di comprensione in breve tempo. Ella trovò il modo per integrare la famiglia nel suo percorso spirituale e continuò a insegnare tecniche specifiche per praticare la consapevolezza nel mezzo delle attività quotidiane.

L’influenza di Dipa Ma è stata ampiamente percepita in Occidente, in parte a causa della sua relazione con i tre fondatori di Insight Meditation Society. Fu uno dei maestri per gli insegnamenti primari di Joseph Goldstein e Sharon Salzberg, oltre a uno degli insegnanti di Jack Kornfield. Kornfield ricorda che le prime domande di Dipa Ma erano sempre: “Come ti senti? Come stai? Stai mangiando bene?”. Non importa chi si presentasse o in che stato fosse, Dipa Ma entrava in contatto con loro con amore. Sia Salzberg che Goldstein la la indicavano come “la persona più amorevole che abbia mai incontrato”.

L’insegnante IMS Michele McDonald-Smith considera l’incontro con Dipa Ma un punto di svolta nella propria vita. “All’epoca in cui l’incontrai” dice McDonald-Smith, “c’erano per lo più modelli di ruolo maschili – insegnanti maschi, buddha maschi. Incontrare una donna capofamiglia che viveva con sua figlia e suo nipote – e che era così illuminata – era più profonda di quanto io potessi esprimere a parole. Ha incarnato ciò che desideravo profondamente essere. Io che sono una donna di famiglia pensai immediatamente: “Se può farlo lei, posso farlo anch’io”.

Per i laici che si impegnano nella pratica del dharma, ma che difficilmente lasceranno casa, lavoro e famiglia per vivere in un tempio o in un monastero, Dipa Ma è un vivido esempio di ciò che è possibile. Persino il nome che ha scelto suggerisce la sua identità di famiglia illuminata. Dopo aver dato alla luce, a metà dei suoi anni, una figlia molto desiderata, una figlia di nome Dipa, Nani Bala Barua ottenne il soprannome di “Dipa Ma”, che significa “madre di Dipa”. La parola dipa significa “luce o lampada del dharma. Così il nome “madre di luce” univa le due caratteristiche salienti della sua vita: dharma e maternità.

Nella giovinezza Dipa Ma seguì il percorso previsto per una ragazza del villaggio nel Bengala orientale. All’età di dodici anni sposò Rajani Ranjan Barua, un ingegnere che aveva il doppio della sua età. che lasciò una settimana dopo il loro matrimonio per andare a lavorare in Birmania. Dopo due anni di solitudine nella casa dei suoceri, fu mandata a Rangoon per riunirsi a suo marito. Con grande delusione della coppia, la giovane Dipa Ma non riuscì a rimanere incinta, e a questa difficoltà si aggiunse la morte della madre mentre Dipa Ma si stava ancora adattando alla nuova vita. Anche se infine fu in grado di avere figli, ne perse due da neonati e poi si ammalò gravemente. Mentre attraversava tutto questo, il marito Rajani era paziente, amorevole e saggio. La coppia adottò il fratello molto più giovane, Bijoy, e Rajani suggerì alla moglie in lutto che trattasse ogni persona che incontrava come suo figlio.

“Gli esseri umani non risolveranno mai tutti i loro problemi. La sola via è portare la consapevolezza a ciò per cui tu stia soffrendo, qualsiasi cosa sia”.
Dipa Ma

Dipa Ma crebbe il fratello minore, diede alla luce il Dipa e si occupò del marito. Ma intorno ai 45 anni, dopo che Bijoy era diventato adulto e aveva lasciato la loro casa, il marito Rajani morì improvvisamente, lasciando la Dipa Ma devastata. Per diversi anni rimase costretta a letto con problemi di cuore e ipertensione, a malapena in grado di prendersi cura di se stessa e della sua giovane figlia. Credette che sarebbe morta presto non avesse trovato un modo per liberarsi dal suo fardello di dolore. Decise di imparare a meditare, convinta che fosse l’unico modo per salvarsi. Poco dopo sognò il Buddha che cantava dolcemente questi versetti del Dhammapada :

Piyato jayati soko,
piyato jayati bhayam piyato
vippamuttassa,
natthi soko kuto bhayam.

Aggrapparsi a ciò che è caro porta la paura.
Per colui che è completamente libero dagli attaccamenti affettivi personali non esiste né dolore né paura.

Risvegliandosi dal sogno Dipa Ma sentì una calma determinazione a dedicarsi completamente alla pratica della meditazione. Diede tutto ciò che era stata lasciata dal marito a una vicino cui chiese di prendersi cura della figlia, e si organizzo per andare al Centro di Meditazione di Kamayut a Rangoon con l’intenzione di passare là il resto della sua vita .

La mattina presto, durante il suo primo giorno al Centro, a Dipa Ma fu data una stanza, le istruzioni di base e le fu detto di presentarsi in sala di meditazione nel tardo pomeriggio. Rimase seduta in meditazione per tutto il giorno e la sua concentrazione divenne rapidamente più profonda. Più tardi, mentre si dirigeva verso la sala di meditazione, improvvisamente si ritrovò incapace di muoversi. Per diversi minuti, non riuscì nemmeno a sollevare un piede, cosa che la sconcertò. Alla fine si rese conto che un cane aveva stretto i denti attorno alla sua gamba e non voleva mollarla. Sorprendentemente, la sua concentrazione era diventata così profonda persino in quelle prime ore di pratica che non aveva provato dolore. Alla fine, il cane fu portato via da alcuni monaci. Dipa Ma andò in un ospedale per iniezioni di rabbia e poi tornò a casa per riprendersi.

Una volta a casa la figlia sconvolta non le permise di andarsene di nuovo. Con la sua caratteristica praticità e intraprendenza Dipa Ma riconobbe che il suo viaggio spirituale avrebbe dovuto assumere una forma diversa. Utilizzando le istruzioni che le erano state impartite nel suo breve ritiro, meditava pazientemente a casa, dedicandosi alla diligente pratica della consapevolezza momento per momento.

Dopo diversi anni, Munindra, un’amica di famiglia che viveva nelle vicinanze, incoraggiò la Dipa Ma, allora cinquantatreenne, a venire al Centro di meditazione dove stava studiando sotto il famoso insegnante Mahasi Sayadaw. Al suo terzo giorno Dipa Ma entrò in una concentrazione molto più profonda. Il suo bisogno di dormire svanì, insieme al suo desiderio di mangiare. Nei giorni seguenti, ha attraversato le fasi classiche del “progresso dell’intuizione”, che precede l’illuminazione. Raggiunta la prima fase la pressione sanguigna tornò normale, le palpitazioni cardiache diminuirono drammaticamente e la debolezza che l’aveva resa incapace di salire le scale fu sostituita da un sano vigore. Infine, come il Buddha aveva predetto nel suo sogno, il dolore che aveva portato per così tanto tempo svanì.

Per il resto dell’anno Dipa Ma andò avanti e indietro tra casa sua e il Centro di Meditazione, dove rapidamente progredì attraverso ulteriori fasi di illuminazione (come descritto nel Visuddhimagga, la tradizione Theravada riconosce quattro di questi stadi, ognuno dei quali produce cambiamenti distinti e riconoscibili nella mente.) Le persone che la conoscevano erano affascinati del suo passaggio da una donna malata e affranta ad un essere calmo, forte, sano e radioso.

Ispirati da questa trasformazione, gli amici e la famiglia di Dipa Ma, inclusa sua figlia, si unirono a lei nel Centro di Meditazione. Uno dei primi ad arrivare fu la sorella di Dipa Ma, Hema. Sebbene Hema avesse otto figli e cinque vivessero ancora a casa, riuscì a trovare il tempo per praticare con sua sorella per quasi un anno. Durante le pause scolastiche, le due madri di mezza età avrebbero avuto tra loro sei bambini. Vivevano insieme come una famiglia, ma seguivano una rigorosa disciplina di ritiro, praticando il silenzio, senza alcun contatto visivo e senza mangiare dopo mezzogiorno.

Nel 1967 il governo birmano ordinò a tutti i cittadini stranieri di lasciare il paese. I monaci assicurarono a Dipa Ma che poteva avere un permesso speciale per rimanere, un onore senza precedenti per una donna e una madre single, qualcuno che non aveva praticamente nessuna posizione nella società. Ma, sebbene volesse rimanere a Rangoon, Dipa Ma decise di andare a Calcutta, dove sua figlia avrebbe avuto migliori opportunità sociali ed educative.

“Se sei affaccendato, allora la meditazione è l’attività. E quando fai i calcoli, sappi che stai facendo calcoli. La meditazione è sempre possibile, in qualsiasi momento. Se ti stai correndo in ufficio, devi essere consapevole del correre”.
Dipa Ma

Le loro nuove condizioni di vita erano modeste, anche secondo gli standard di Calcutta. Vivevano in una piccola stanza sopra un negozio di macinatura di metalli nel centro della città. Non avevano acqua corrente, il loro fornello era a carbone posto sul pavimento, e condividevano il bagno con un’altra famiglia. Dipa Ma dormiva su una sottile stuoia di paglia.

Presto si sparse la voce a Calcutta che un esperto insegnante di meditazione era venuto dalla Birmania. Le donne che cercavano di adattarsi all’addestramento spirituale tra le infinite richieste che derivavano dalle loro famiglie apparvero nell’appartamento della Dipa Ma durante il giorno cercando insegnamento. Ella fu costretta a dare un insegnamento individuale su misura per quelle vite piene di impegni, ma senza offrire concessioni agli affari egoici.

La lunga carriera di guida di Dipa Ma era già iniziata in Birmania. Una delle sue prime allieve, Malati, era una vedova e una madre single che si prendeva cura di sei bambini piccoli. Dipa Ma ideò le pratiche che Malati poteva fare senza lasciare i suoi figli, come portare la completa presenza mentale alla sensazione del suo bambino che si allattava al suo seno. Proprio come Dipa Ma aveva sperato, praticando la consapevolezza quando allattava il suo piccolo, Malati raggiunse il primo stadio di illuminazione.

A Calcutta Dipa Ma affrontò continuamente situazioni simili. Sudipti lottava per gestire la propria attività mentre si prendeva cura di un figlio malato di mente e di una madre invalida. Dipa Ma la istruì nella pratica della vipassana, ma Sudipti insistette che non riusciva a trovare il tempo per la meditazione perché aveva così tante responsabilità familiari e lavorative. Dipa Ma le disse che quando si ritrovava a pensare alla famiglia o agli affari, poteva semplicemente pensarci con consapevolezza [essere consapevole che ci stava pensando]. “Gli esseri umani non risolveranno mai tutti i loro problemi.” Insegnava, “L’unico modo è portare la consapevolezza a qualsiasi cosa ti stia dando sofferenza. E se riesci a farlo solo per cinque minuti di meditazione al giorno, tu dovresti farlo”.

Al loro primo incontro, Dipa Ma chiese a Sudipti se poteva meditare qui e là per cinque minuti. “Mi sono seduto con lei per cinque minuti,” ricorda Sudipti, “poi mi ha istruito sulla meditazione comunque, anche se le ho detto di non aver tempo. In qualche modo ho trovato cinque minuti al giorno e ho seguito le sue istruzioni. E da quei cinque minuti sono divenni così ispirata… Riuscii a trovare sempre più tempo per meditare e presto meditavo molte ore al giorno, nella notte, a volte tutta la notte, dopo che il mio lavoro era finito. Ho trovato l’energia e il tempo che non sapevo di avere”.

Un altro studente indiano, Dipak, ricorda che Dipa Ma lo stuzzicava: “Oh, vieni dall’ufficio; la tua mente deve essere molto impegnata”. Poi lei gli ordinò veementemente di cambiare idea. “Io le dissi che lavorare in una banca implicava molti calcoli e che la mia mente era sempre irrequieta”, ha affermato Dipak. “Era impossibile praticare; Ero troppo impegnato”. Ma Dipa Ma fu ferma insistendo sul fatto che “Se sei occupato, allora l’attività è la meditazione. Quando fai i calcoli, sappi che stai facendo i calcoli. La meditazione è sempre possibile, in qualsiasi momento. Se stai correndo in ufficio, dovresti essere consapevole del correre”.

La pratica del capofamiglia sotto Dipa Ma può essere impegnativa come la vita monastica. Amorosa ma tenace, Dipa Ma ha chiesto agli studenti di seguire i cinque precetti e di dormire solo quattro ore a notte come aveva fatto lei. Gli studenti meditavano parecchie ore al giorno, le riferivano diverse volte alla settimana, e sollecitati da lei intraprendevano ritiri autoguidati. Joseph Goldstein ricorda come l’ultima volta che vide Dipa Ma, gli disse che avrebbe dovuto restare seduto per due giorni, intendendo non un ritiro di due giorni, ma rimanere seduto per due giorni di fila. “Ho iniziato a ridere, perché sembrava così al di là delle mie capacità. Ma lei mi guardò con profonda compassione, e disse semplicemente: ‘Non essere pigro!’”.

Il percorso di Dipa Ma non era collegato a un luogo, a un insegnante, a uno stile di vita o al modello monastico. Il mondo era il suo monastero, la maternità e l’insegnamento erano la sua pratica. Abbracciò la famiglia e la meditazione come una cosa sola, in un cuore che rifiutava fermamente di fare divisioni nella vita. “Mi desse ‘Essere una moglie, essere madre: questi sono stati i miei primi insegnanti’”, ricorda Sharon Kreider, una madre che ha studiato con Dipa Ma: “Mi ha insegnato che qualunque cosa facciamo, sia che si sia un insegnante, o moglie, o madre, sono tutti ruoli nobili, sono tutti uguali”.

Dipa Ma divenne non solo la “santa patrono dei capifamiglia”, come la chiamava uno studente, ma anche l’incarnazione dell’essere la pratica piuttosto che fare la pratica. Per Dipa Ma c’era semplicemente la pratica di essere presenti, di essere completamente svegli, sempre, in ogni situazione; era una dimostrazione vivente che la vera natura della mente è la presenza. Joseph Goldstein disse che con Dipa Ma non aveva senso che qualcuno cercasse di essere consapevole: c’era solo la consapevolezza che operava su se stessa.

“La sua mente non faceva distinzioni”, dice l’insegnante di meditazione Jacqueline Mandell. “Meditazione, maternità e pratica fluivano l’una nell’altra senza sforzo. Erano tutte uguali, erano un tutt’uno. Non c’erano luoghi speciali in cui praticare, nessuna circostanza speciale, niente di speciale: tutto era il dharma”. Esortò i suoi studenti a fare in modo che ogni momento contasse e ha sottolineò l’importanza di portare la consapevolezza al cucinare, stirare, parlare o qualsiasi altra attività quotidiana. Ha spesso detto che l’intero percorso della consapevolezza è semplicemente la consapevolezza di qualunque cosa tu stia facendo. “Sai sempre cosa stai facendo.”, disse, “Non puoi separare la meditazione dalla vita”.

“Mentre alcuni insegnanti hanno maggior impatto attraverso le parole, con Dipa Ma è stato”, dice Mandell, “la sua naturale agile attenzione: passare dall’insegnare meditazione all’essere genitori, all’essere nonni, al servire il tè. Una semplice presenza: tutto sembrava abbastanza normale nel suo modo completamente naturale”. Sebbene Dipa Ma fosse generosa nel dare insegnamenti, era spesso silenziosa o diceva solo poche parole semplici; i suoi studenti trovarono rifugio nel suo silenzio e nella pace incrollabile che la circondava.

Quando morì nel 1989, Dipa Ma aveva diverse centinaia di studenti di Calcutta e un folto gruppo di seguaci occidentali. Un flusso continuo di visitatori arrivava nel suo appartamento dal primo mattino fino a tarda notte. Non ha mai rifiutato nessuno. Quando sua figlia la esortò a prendersi più tempo per sé, Dipa Ma rispose: “Hanno fame di Dharma, quindi lasciali venire”.

Dipa Ma è ricordata non solo per la sua perfetta consapevolezza e i suoi insegnamenti diretti, ma anche per la trasmissione del dharma attraverso le benedizioni. Dal momento in cui si svegliava la mattina benediceva tutto ciò con cui veniva a contatto, inclusi animali e persino oggetti inanimati. Ha benedetto ogni persona che incontrava dalla testa ai piedi, soffiando su di loro, cantando e accarezzandone i capelli. I suoi studenti ricordano di essere stati immersi nell’amore, un sentimento così forte e profondo che non avrebbero mai voluto che finisse. Ancor’oggi uno degli studenti di Dipa Ma, Sandip Mutsuddi, porta la sua foto nel taschino della camicia, sul cuore. Diverse volte al giorno, tira fuori quella foto perché lo aiuti a ricordare le lezioni di Dipa Ma e per offrirle il suo rispetto. Lo ha fatto tutti i giorni dalla sua morte.

I praticanti laici spesso si sentono divisi tra la pratica spirituale e le esigenze della famiglia, del lavoro e della vita sociale. Sappiamo che i nostri dilemmi ricorrenti non possono essere risolti separando parti della nostra vita e soppesando l’una contro l’altra, eppure ci perdiamo facilmente in quel momento di dilemma. Forse l’immagine di Dipa Ma può risiedere nei nostri cuori per ricordare che non dobbiamo scegliere. Ogni dilemma può essere accettato come un dono, sfidandoci a trovare insistentemente la via di mezzo in cui nulla è al di fuori della nostra compassione. E forse proprio il processo di apertura a tali sfide produrrà una forma di pratica familiare che rifletta come il dharma possa essere vissuto nel nostro particolare tempo e luogo.

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Amy Schmidt è un’insegnante residente presso l’Insight Meditation Society e autrice di Knee Deep in Grace: La vita straordinaria e l’insegnamento di Dipa Ma. Sara Jenkins è autrice di This Side of Nirvana: Memoirs of a Spiritually Challenged Buddhist. Questo articolo è stato originariamente pubblicato su Buddhadharma nel marzo 2003.

Testo originale qui:
https://www.lionsroar.com/mother-of-light-the-inspiring-story-of-dipa-ma/