come si raggiunge l’equanimità

LA BASE – Ti siedi, chiudi gli occhi e OSSERVI i movimenti della mente. Questi sono costantemente mutevoli mentre l’osservare – che in realtà non è un’azione ma è connaturato al Sé – è immutabile. All’inizio devi prestare attenzione a NON REAGIRE, ossia a non rispondere ai movimenti mentali che appaiono col gradire o non-gradire, con attrazione o repulsione: solo il placido osservare neutro.

Dopo un certo tempo di pratica ti rendi conto dell’impermanenza dei movimenti della mente che perdono di interesse. Allora la tua attenzione va all’osservare stesso. comprendi che l’osservare è casa tua, che è lì che devi stare e vi prendi rifugio; nell’Advaita Vedanta ciò è detto ‘dimorare’.

VARIANTI – La stessa tecnica di base viene proposta che delle varianti. Nella meditazione Vipassana all’inizio si dà attenzione al respiro e successivamente alle sensazioni fisiche del corpo; le varie fasi di sviluppo che attraversa il praticante sono chiaramente descritte. Shivabalayogi suggerisce di convergere gli occhi chiusi sul 3° Occhio. Nello Zazen si raggiunge la tecnica pura solo in Shikantaza. Io che venivo da 6 anni di meditazione naturale ho praticato da subito la tecnica pura.

INTENSITÀ – La pratica dà risultati in rapporto all’intensità. Se trascorrete 18 ore al giorno sballottati tra le onde della mente e poi fate mezzora di meditazione i risultati saranno flebili. Valutate di dedicare il maggior tempo possibile alla pratica in rapporto alle vostre disponibilità.