La coscienza desta che sta dietro il sonno

 Allievo — Un po’ di tempo fa in meditazione ho osservato che se medito più da vicino (io medito con gli occhi aperti guardando l’immagine di Lakulisha a più o meno un metro e mezzo di distanza) succedono delle cose interessanti. Te ne voglio parlare… Anzitutto vedo l’energia che si muove, tocca l’oggetto (il libro di Sri Ramana che ho fra le mani) e poi torna in dietro. Questo mi consente di non essere troppo coinvolto con i pensieri e lasciarmi “cadere” in una profondità nuova. In una di queste occasioni sono arrivato a percepire quello che io definirei l’Estasi! Era sempre mente: Pura! Pura, liquida, luminosa e lontanissima dalla mente/corpo.

 Sergio — Sì, la mente pura (senza pensieri) è pura coscienza. È quello che i buddisti chiamano ‘la natura della mente’. Congratulazioni!

Per essere esatti ti riporto stralci dal discorso n. 200 con Sri Ramana Maharshi:

“Il signor Cohen desiderava una spiegazione dell’espressione ‘luce accecante’ usata da Paul Brunton nell’ultimo capitolo del libro ‘India Segreta’.
Maharshi: – Poiché l’esperienza è fatta solo attraverso la mente, appare dapprima come un’esplosione di luce. Le predisposizioni mentali non sono state ancora annientate e tuttavia, in questa esperienza, la mente opera nel pieno delle sue capacità.
Nel caso del nirvikalpa samadhi, cioè del samadhi di non differenziazione (pace indifferenziata, suprema, piena di beatitudine), la mente è diventata pura coscienza ed è capace di volgere la sua luminosità sia sulla conoscenza che sull’ignoranza; essa è al di là della luce e dell’oscurità. […]
Una volta la dea Parvati [la moglie di Shiva] si mise a praticare delle austerità per realizzare il Supremo. Ad un certo punto vide delle luci, ma le respinse perché erano soltanto emanazioni del Sé che lasciavano il Sé esattamente come prima. Pervenne alla conclusione che quelle luci non erano il Supremo. Tornò alle sue austerità e fece l’esperienza di una luce illimitata, ma concluse che anche quella era una manifestazione fenomenica e non la Realtà Suprema. Riprese dunque le sue austerità finché non raggiunse la pace trascendentale. Realizzò allora che quella Pace era lo Stato Supremo, che il Sé era la sola Realtà.”

 A. — Noto anche che il mio corpo è sempre più caldo… sempre più. Vivo una sorta di autocombustione. Stare vicino al Sé produce molto calore che in meditazione si trasforma in pace se riesce a trovare la sua strada.

 S. — Ok.

 A. — Un’altra cosa… Tu mi dicesti di non “organizzare” più nulla e lasciare che le cose accadano. Non proiettarmi nel futuro e stare il più possibile nel Sé. E cosi faccio. Facendo questo non sempre riesco a rispettare gli orari della meditazione. A volte ho così sonno che continuo a dormire. Ritieni che debba portare più sforzo in queste occasioni? Con amore.

 S. — Fai secondo la tua sensibilità. Alcune cose che ti dico sono relative a quel momento. Io proverei a ‘vedere’ la Coscienza, il Sé, anche dietro questo sonno. Credo che sia alla tua portata. Se riesci allora il sonno scompare all’istante. Prova nel momento in cui stai per cadere nel sonno ma non sei ancora totalmente addormentato. “Chi prova quel sonno?”…

Buon divertimento…