dal Libro di Krishna, capitolo 1, L’Avvento di Krishna

Un regalo – una perla – per Capodanno. Tratto dal Libro di Krishna, capitolo 1, L’Avvento di Krishna, il discorso di Vasudeva a Kamsa sulla natura effimera dei corpi. È il più bello, del genere, con cui sia venuto a contatto.

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Un giorno, Vasudeva, il figlio di Surasena, subito dopo aver sposato Devaki, salì sul suo carro per tornare a casa accompagnato dalla sposa. Il padre di Devaki, Devaka, che nutriva un profondo affetto per la figlia, aveva offerto una dote imponente; centinaia di carri tutti equipaggiati con accessori d’oro.

Quel giorno, il figlio di Ugrasena, Kamsa, per soddisfare sua sorella Devaki aveva preso di sua iniziativa le redini e conduceva il carro di Vasudeva. Il costume vedico vuole infatti che quando una ragazza si sposa, il fratello conduca la giovane coppia alla casa del padre dello sposo per evitarle una brusca separazione dalla famiglia. La dote di Devaki comprendeva 400 elefanti ornati di ghirlande d’oro, 15.000 cavalli decorati e 1.800 carri. Devaka aveva anche disposto che duecento belle fanciulle accompagnassero sua figlia perché il sistema di matrimonio in vigore presso gli ksatriya, e ancora oggi osservato in India, vuole che quando un re ksatriya si sposa, numerose giovani amiche della fidanzata vadano a vivere nel suo palazzo. Queste seguaci della regina sono chiamate servitrici, ma in realtà agiscono come amiche. Questa pratica esiste da tempo immemorabile e la ritroviamo all’epoca dell’avvento di Sri Krishna, 5.000 anni fa.

Mentre il carro degli sposi passava, il suono di diversi strumenti festeggiava il felice evento. Le conchiglie, i corni, i tamburi e i timpani formavano insieme un piacevole concerto in cui il corteo si snodava festosamente. Kamsa conduceva il carro, quando d’un tratto dal cielo si udì un suono prodigioso che si rivolgeva proprio a lui: “Come sei sciocco, Kamsa! Stai conducendo il carro di tuo cognato e di tua sorella senza sapere che il loro ottavo figlio ti ucciderà”.

Kamsa, figlio di Ugrasena, era considerato il più demoniaco di tutti i re della dinastia Bhoja. Udire la profezia che veniva dal cielo e afferrare Devaki per i capelli fu un tutt’uno per lui, e già stava per ucciderla con la sua sciabola quando, sorpreso da questo gesto, Vasudeva per tranquillizzare il crudele e cinico cognato tentò di farlo ragionare:

“Caro cognato, caro Kamsa, tu sei il re più famoso della dinastia Bhoja e la gente ti considera il più grande dei guerrieri. Com’è possibile che il tuo furore sia così cieco da spingerli a uccidere una donna, tua sorella, e nel felice giorno del suo matrimonio? Perché tanto terrore della morte? La morte è già venuta insieme con la tua nascita; dal momento in cui sei nato hai cominciato a morire. Supponiamo che tu abbia venticinque anni: dunque sei già morto da venticinque anni. In realtà, muori istante dopo istante, secondo dopo secondo. Perché allora tanta paura della morte? Alla fine è inevitabile. Che tu muoia oggi o tra cent’anni, non potrai sfuggirle. Perché rimanere tanto turbati? La morte non è che l’annientamento del corpo materiale. Appena il corpo smette di funzionare e torna a mischiarsi con i cinque elementi della natura materiale, l’essere vivente si riveste di un altro corpo, determinato dagli atti della sua esistenza passata e dalle loro conseguenze. Questo cambiamento di corpo è del tutto simile all’incedere di un uomo per la strada: egli fa un passo, poi quando è sicuro che il piede posato a terra è stabile, solleva l’altro piede. Così, i corpi cambiano l’uno dopo l’altro, e l’anima trasmigra. Guarda con quale attenzione il bruco passa da un rametto all’altro! Similmente, l’essere vivente cambia corpo non appena gli agenti del deva della morte decidono del suo prossimo involucro mortale. Finché l’essere vivente resta condizionato dal mondo materiale deve rivestirsi di corpi di materia, uno dopo l’altro, determinati dalle leggi della natura secondo gli atti compiuti nella precedente vita.

“Questo corpo non differisce dai corpi che vediamo nei sogni, quando con la mente creiamo mille corpi fittizi. Per esempio, se abbiamo visto una montagna e abbiamo visto dell’oro, associando le due idee vedremo in sogno una montagna d’oro. Talvolta, sempre in sogno, abbiamo un corpo che vola nell’aria e ci dimentichiamo del vero corpo. Così, di vita in vita i corpi cambiano, e quando si ottiene un corpo nuovo si dimentica tutto del precedente. Durante i sogni possiamo venire a contatto con numerosi corpi nuovi, ma al risveglio saranno tutti dimenticati. Così, i corpi materiali di cui siamo rivestiti sono il prodotto delle nostre attività mentali, ma attualmente non possiamo ricordarci dei nostri corpi passati.

“La mente è febbrile per natura, capace di rifiutare ciò che ha accettato un istante prima. Accettare e rifiutare sono le funzioni della mente a contatto con i cinque oggetti del piacere dei sensi -forma, sapore, odore, suono e tatto. Dedita alla speculazione, la mente viene a contatto con gli oggetti del piacere dei sensi e quando un essere desidera un particolare tipo di corpo, l’ottiene. Il corpo ci è dunque offerto dalle leggi della natura materiale. L’essere vivente accetta un corpo e prolunga la sua permanenza nell’universo materiale per godere o soffrire secondo la struttura del corpo acquisito. Senza un corpo è impossibile godere e soffrire in questo mondo, secondo le tendenze mentali ereditate dalla vita precedente. Infatti è lo stato mentale dell’essere all’istante della morte a determinare il particolare corpo che gli sarà offerto.

“I pianeti luminosi, come il sole, la luna e le stelle, si riflettono sulla superficie di differenti liquidi – acqua, olio, ghi –, e il loro riflesso si sposta col movimento di questi liquidi. La luna si riflette sull’acqua, che agitandosi farà sembrare che la luna si muova; ma non è così. Similmente, per semplice creazione della mente, l’essere ottiene differenti tipi di corpi, sebbene in realtà non abbia alcun legame con essi. Ma per la forza dell’illusione, per l’incantesimo di maya, egli pensa di appartenere a un corpo di una particolare specie.

“Questa è l’esistenza condizionata. Prendiamo l’esempio di un essere dotato in questa vita di una forma umana: egli crede di appartenere alla comunità umana, a questo o a quel paese, a questa o a quella regione, e identificandosi con queste cose si prepara a prendere un altro corpo di cui non ha affatto bisogno. Tali creazioni mentali, tali desideri, sono all’origine di svariati tipi di corpi. Il velo della natura materiale è così spesso che gli esseri sono soddisfatti del corpo che ottengono e traggono grande piacere a identificarsi con esso. T’imploro quindi di non farti soggiogare dal corpo e dalla mente”.

Vasudeva chiedeva a Kamsa di non nutrire invidia verso sua sorella, appena sposata. Tutti dovrebbero liberarsi dall’invidia, perché genera la paura in questa vita come nella successiva, quando si è portati di fronte a Yamaraja. Vasudeva si rivolse a Kamsa in nome di Devaki, ricordandogli che lei era sua sorella minore, e per difendere la causa di sua moglie fece appello al felice momento del suo matrimonio. Una sorella o un fratello giovani devono ricevere dai loro superiori la protezione che si dà a un bambino. “La situazione è molto delicata, concluse Vasudeva. Se la uccidi, la tua fama resterà segnata”.