Dopo aver compreso il Principio-Io come pura coscienza e beatitudine, usa sempre la parola ‘io’ o ‘conoscitore’ per indicare la meta del tuo ritirarti in te stesso. L’Io porta sempre soggettività. È quest’ultimo principio-io soggettivo, spoglio anche della soggettività, ad essere la meta.
Giacché espresse nella sfera della mente, la coscienza e la beatitudine possono recare traccia di oggettività nella loro concezione. Quando si è profondamente convinti che il nostro Io (Sé) è coscienza e beatitudine, lo si incontra come il senza nome (l’ineffabile). Dopo di che, anche questa ineffabilità sembra un limite. Rinunciando anche ad essa, si rimane in quanto Principio-Io: ovvero l’Assoluto.
[Sri Atmananda (Krishna Menon), dal Discorso 13]