Darshan – report 5

1) Sei stata portato nel silenzio?
Sì, immediatamente la prima sera. Un silenzio profondo.

2) Se sei stata portato nel silenzio, hai visto il Sé?
Non ero sicura di sapere cosa sia vedere il Sé. Oggi, avendo avuto la possibilità di descrivere a Roberta la mia esperienza, mi ha confermato che ho visto il Sé. Quindi la risposta è sì.

3) Secondo te il darshan potrebbe sostituire il ritiro di autoindagine?
Sì, mi è piaciuto molto di più perché nelle diadi ormai tiro fuori poco, mi abbandono al silenzio ma arriva subito il momento del gong.

4) Cosa pensi del format?
Avrei desiderato almeno due giornate piene. La mattina di domenica, sapendo che stava per finire, la mente si è un po’ riattivata.

5) Puoi descrivere la tua esperienza?

La mia esperienza è stata di prolungati momenti di silenzio in cui c’ero senza esserci perché ero senza identità e mancava il senso del tempo. Sono sicura di non aver dormito ma la misura del tempo ricompariva con i tocchi di campane che suonavano ogni mezz’ora. In quei momenti la mente tornava per commentare con stupore “è già passata mezz’ora?”.

Quando Marco introduceva delicatamente la musica emergeva il rammarico che la sessione di darshan stesse per finire.

Su questo sfondo di presenza che ti ho descritto sono apparse immagini del paesaggio circostante che non erano frutto di un ricordo ma che mi fornivano l’impressione che la coscienza fluttuasse lì in alto. Ho visto i monti che sono al di là delle colline e poi la sommità di alberi di pino, come se io fossi alla loro altezza. Nella passeggiata successiva mi sono stupita molto perché dalla piazza del castello, rialzata rispetto ad una strada che passa sotto, ho visto questi alberi di pino proprio da quella prospettiva.

Su questa presenza neutra che è cosciente di niente ogni tanto sono apparsi dei lampi di luce come se un sipario stesse per aprirsi, però il sipario si apriva in orizzontale e mi lasciava con l’impressione che al di là ci sia la realtà vera – non saprei come dirlo in altro modo – che mi è ancora preclusa.

Al darshan erano presenti praticanti di lungo, di medio corso, e ben 5 o 6 persone che non avevano mai fatto ritiri. Quindi non c’era omogeneità della platea ed io penso invece sarebbe importante che questa occasione fosse offerta a chi può trarre dal darshan una spinta ad approfondire il suo stato. Oppure, come ha suggerito Renato, combinare i due format delle diadi e del darshan.

Come ha già notato qualcuno non è stato rispettato il silenzio al di fuori delle sessioni forse proprio perché le persone nuove non hanno compreso che la meditazione continua anche durante le pause. Questa relativa rilassatezza, unita alla piacevolezza del soggiorno, ha comunque aperto il cuore dei partecipanti, specialmente i nuovi, che hanno potuto vivere questo darshan con un entusiasmo che forse non sarebbe sorto con regole più rigide.

Per ora buonanotte.