approfondimenti sulla pratica dell’osservare

Riporto i report di un’aspirante avanzata che si sta dirigendo rapidamente verso manonasa, la definitiva disidentificazione dalla mente con la definitiva morte dell’ego autoreferenziale. Testimoniano quanto sia importante, per ottenere la liberazione, continuare a meditare anche quando si è raggiunta una certa stabilità nel Sé.
L’osservazione assolutamente neutra – senza cercare di analizzare ciò che appare, senza dare giudizi, e senza neppure cercare di riconoscere l’oggetto – disattiva i moti della mente e alla fine li spegne. A livello di questo aspirante l’osservazione mette presto in evidenza l’ESSENZA: il Vuoto immanente a tutte le cose e al contempo trascendente. Come più volte detto riguardo al ‘vuoto’, non si tratta di mancanza. Viene percepito così perché assente di concetti. Ma l’esperienza c’è!, ed è la più sublime. Come dice Marco: è PURO SPLENDORE!

Sergio

***

1. All’inizio c’era un grande affollamento di pensieri, restavo semplicemente ad osservare. Dall’osservazione sono piombata in uno stato di assorbimento nonostante i pensieri continui, come il letto di un fiume quando la superficie è agitata. In alcuni momenti l’attenzione veniva quasi risucchiata nel terzo occhio e tutto taceva, poi sembrava che mi stessi sciogliendo verso il basso. Un insolito assorbimento profondo, mentre i pensieri correvano veloci, alternato a momenti in cui fluttuavo nel nulla.

2. In una prima fase osservavo i movimenti della mente, l’attenzione veniva portata via di tanto in tanto da un pensiero a un altro. Poi mi trovavo ad osservare il vuoto, un vuoto con una profondità: a volte vedevo dei cerchi concentrici che diventavano sempre più piccoli e svanivano in basso al centro. Ad un tratto la distanza si è annullata e l’osservazione non aveva più profondità, l’attenzione è risalita al terzo occhio, sentivo un piacevole senso di leggerezza, non osservavo più nulla, ero osservazione stessa.

3. Durante la pratica del pomeriggio avevo sentito una forte energia sul terzo occhio, molto intensa. Alla meditazione della sera, quando l’osservazione si è ripiegata su stessa, quell’energia si è centrata sul cuore, forte e impetuosa come un attacco di panico. Ho cominciato a sprofondare come nel sogno che ho avuto la notte prima. La bocca si è spalancata per respirare e le lacrime scorrevano veloci, il corpo si è accasciato, ma io non stavo facendo nulla di tutto questo, qualcosa in me aveva paura di morire ma non ero io. Distesa sul pavimento sono rimasta in quella morte, fino a quando è rimasto solo il vuoto. Quando mi sono rialzata sentivo ancora tutti i sintomi fisici di una forte angoscia, ma non ero angosciata.

A.