Darshan – report 3

Partecipante:

A mio parere il Darshan non può sostituire il Ritiro di Autoindagine. È vero che il Sé parla da solo, ma bisogna essere pronti ad abbandonarsi. Se non avessi fatto prima Ritiri di Autoindagine, se fosse stata la mia prima esperienza, probabilmente avrei incontrato solo potenti resistenze e sarei stata in grave difficoltà. Il primo giorno, nonostante il Silenzio sia stato immediato e profondo – anzi proprio per questo – è stato a tutti gli effetti il primo giorno di un Ritiro di Autoindagine. Dopo non molto sono iniziate le resistenze. Una parte di me mi diceva perché non ti alzi e ti vai a fare una pizza, che ci stati a fare qui, che tutto il tuo mondo si sta sgretolando? E mentre lo pensavo, vedevo il pensiero stesso nella sua natura di Silenzio, e capivo che non c’era altro, e saliva l’angoscia… Io so ormai che funziona così, che l’unica risposta è stare in ciò che si presenta. Poi sono scivolata sulle scale bagnate, il che ha stimolato una serie di pensieri negativi che mi hanno consentito di piangere mezz’oretta, manifestando in silenzio la mia frustrazione; e così, come da manuale, tutto si è aperto completamente… Ma se non avessi fatto diadi e se non avessi avuto esperienze precedenti, non avrei capito. Questa è anche la ragione per cui, personalmente, ho trovato giusta la durata del Ritiro, se fosse stato più corto avrei sentito che non si era compiuto.
Per il resto, grazie a tutti!

Sergio:

“Bisogna essere pronti ad abbandonarsi”, giusto! Grazie per la condivisione!
Per quanto riguarda la caduta… è da manuale! La letteratura spirituale è piena di storie di gente che cade, batte il coccige e risveglia kundalini. Anch’io sono caduto parecchie volte, ma ho sempre battuto soltanto la testa…