gettare la pietra nello stagno

È un’espressione zen. Lo stagno con la superficie immobile che riflette il cielo è la mente di chi pratica lo Zazen. Ma allora perché gettare una pietra e increspare la superficie?

Per fare uscire quelle parti di mente – e di identificazione – che sono rimaste nascoste e che vanno invece integrate al fine di conseguire la Liberazione.

Vi racconto – per chi non conosce ancora la storia – la pietra nello stagno che sperimentò Philip Kapleau. Era un anno che praticava Zazen in un monastero in Giappone. La pratica assidua aveva reso il suo corpo sano, guarito varie affezioni come allergie e dolori vari; Philip era pieno d’energia ed in astinenza sessuale. Un giorno il Roshi raduna tutti i monaci e li porta alla casa delle geishe. Lì si intrattengono con sakè, musiche, canti, danze… Philip, americano e puritano, non comprende perché l’abbiano portato là, cosa c’entri lo Zazen con la casa delle geishe. A un certo punto si ritrova appartato con una geishina che gli fa ammiccanti irresistibili moine… e l’energia fa il resto: Philip si ritrova lungo disteso sulla geishina. In quel momento il soji di carta di riso si apre e compaiono due monaci energumeni che prendono Philip sotto braccio e lo portano in giardino a prendere una boccata d’aria fresca…

In seguito Philip cerca un chiarimento con il Roshi chiedendo perché fosse stato portato lì e cosa avrebbe dovuto fare e capire. Ma il Roshi ha sempre continuato a ridere senza dargli risposte.

Il Maestro fa questo per gli allievi: quand’è necessario getta la pietra nel loro stagno e non permette che mummifichino in una pratica abitudinaria.

L’appena passato weekend il Maestro interiore (attraverso Fabrizio e Danilo) ha gettato la pietra nel mio stagno, e ha fatto sì che partecipassi a un Ritiro che aveva poche attinenze con la mia personalità. È stato fisicamente molto faticoso per me. Sono arrivato a casa a pezzi, e sono entrato in crisi: “Ma perché l’ho fatto? Che mancava alla mia pratica da farmi decidere di fare quel Ritiro che non mi sentivo molto affine?”…

Ho riposato quasi tutto ieri. Poi stamattina… ho sentito che NON HO PAURA DI NIENTE! Nemmeno di essere abbandonato e disapprovato dagli altri. Non è una conquista di ego alla Rambo, deriva semplicemente, naturalmente e pacificamente dalla mia vera natura.

A quel Ritiro, cui non ero abituato, ho sentito che né il disagio fisico né quello psichico mi turbavano e ciò mi ha concesso questo auto-riconoscimento: NON HO PAURA DI NIENTE!

In più, l’aver accettato di fare esperienze che d’abitudine non mi sono affini, mi ha dato la realizzazione di poter transitare attraverso qualsiasi esperienza senza esserne in sostanza toccato, anche l’esperienza della morte del corpo.

Grazie Gurudev di avermi instradato, grazie di aver gettato la pietra nel mio stagno! Uscire dai propri schemi, testarsi e mettersi in discussione è veramente assai salutare!