gli aspiranti non comprendono l’abbandono a Dio

Gli aspiranti non comprendono l’abbandono a Dio. Quando si affida la propria vita e la propria persona al Divino e si dice: “Sia la Tua volontà, non la mia”, non resta molto da fare. Allora interiormente si entra nella non-azione e si diventa il Testimone puro, senza coinvolgimenti.

Da ciò che ho visto, solo con jnana senza l’elemento bhakta dell’abbandono a Dio, non è possibile smantellare l’ego. Gli aspiranti jnana che si impegnano arrivano a un buon distacco, ma restano sempre sotto il dominio dell’io personale agente (l’ego), eccezion fatta per dei break molto temporanei, se non fortuiti, di fusione nel Sé.

Per andare oltre l’ego bisogna abbandonarsi a Dio o al Sé, che sono la stessa cosa.

Ma non basta dire “Voglio abbandonarmi a Dio”. Se non trasformate le vecchie abitudini non riuscirete a farlo. Studiate attentamente il testo di Ramdas ‘Fede Incrollabile’ e applicate alla lettera parola per parola! Il senso di non possedere nulla e di non voler possedere nulla dev’essere MASSIMO! Date tutto a Dio: pregi, difetti, il vostro corpo, la vostra salute, azioni passate, progetti futuri, i pensieri… ogni avere.

Dato che avete abbandonato tutto a Dio, coltivate il Non Desiderare.

Nel discorso 648, Sri Ramana Maharshi dice: «Nei primi tempi non avevo stoffe sul pavimento. Sedevo sul pavimento e mi sdraiavo al suolo. Questa è libertà. Questo divano è una schiavitù, è una prigione per me. Non mi è permesso di sedere dove e come mi piace. Non è schiavitù? Uno deve essere libero di fare quello che gli piace, e non dovrebbe essere servito da altri.
‘Nessun desiderio’ è la più grande beatitudine. Può essere realizzata solo attraverso l’esperienza [del Sé]. Neanche un imperatore può essere paragonato a un uomo senza desideri. L’imperatore ha sotto di sé dei servitori, mentre un uomo senza desideri non è consapevole di nessun altro oltre al Sé. Cosa è meglio?».