la realizzazione è abbandono-devozione

La realizzazione è uno stato di abbandono-devozione. Si parla spesso di abbandono al Divino, ma non si dice che quando è maturo e non ha più bisogno di sforzo, disciplina l’abbandono coincide con la devozione. È uno stato in cui uno sente: va tutto bene, tutto è perfetto, tutto è Dio… Non c’è molto da pensare in tale stato, e non c’è lavoro per l’ego. Per quanto riguarda me, ho visto che solo quando il dolore fisico è forte la mante si riattiva e cerca ogni soluzione per uscire dal dolore. Ma io non faccio testo.

Personalmente sono stato incline alle vie di jnana, conoscenza, e non attratto da quelle forme di Bakti in cui si personalizza il Divino attraverso l’immagine di un Dio o di un Guru. Vi faccio un esempio del mio sentire. Ho sempre considerato Sri Ramana Maharshi il mio Sadguru, e sul mio sito avevo scritto: ‘insegno l’autoindagine secondo la mia esperienza diretta e gli insegnamenti dell’Advaita classica di Sri Ramana Maharshi’. Poi ho letto Fracis Lusille e mi è piaciuto molto, così ho corretto il profilo: ‘insegno l’autoindagine secondo la mia esperienza diretta e gli insegnamenti dell’Advaita classica’. Punto, senza menzionare Sri Ramana. Ma non sento di averlo offeso, o di volergli meno bene, perché per me non è una persona, è il puro Sé!!!

Detto questo, vorrei anche precisare e sottolineare, che non ho nessuna contrarietà verso le espressioni di Bhakti in cui i devoti amano riferirsi al Divino avendo come riferimento e ispirazione la forma di un dio o di un guru. Sono adatte a quei temperamenti e, se praticate con cuore puro, conducono alla stessa meta.