sulle religioni

Sri Ramana Maharshi, discorso 145

Paul Brunton: “Perché le religioni parlano di dei, paradisi, inferni ecc.?”.

M. – Solo per far capire alla gente che si trovano sullo stesso piano di questo mondo, e che soltanto il Sé è reale. Le religioni riflettono il punto di vista del ricercatore. Prendiamo l’esempio della Bhagavad Gita. Quando Arjuna dice di non voler combattere contro i suoi parenti, gli anziani, ecc., per ucciderli e conquistare il regno, Sri Krishna gli risponde: “Non credere che queste persone, compreso tu ed io, non siano esistite prima, non esistano adesso o cesseranno d’esistere in futuro. Nulla è mai nato, niente è mai morto, ne sarà diverso in futuro”.

Più avanti, sviluppando l’argomento, Sri Krishna dichiara di aver dato lo stesso insegnamento al Sole, e mediante questi ad Ikshvaku, ecc. Allora Arjuna solleva il dubbio: “Com’è stato possibile? Tu sei nato solo alcuni anni fa, mentre loro hanno vissuto secoli or sono”. Comprendendo il punto di vista di Arjuna, Sri Krishna risponde: “Sì. Vi sono state numerose incarnazioni per me e per te. Io le conosco tutte, ma tu non le conosci”.

Queste affermazioni sembrano contraddittorie, ma sono corrette dal punto di vista di chi pone le domande. Anche Cristo ha detto che Egli esisteva ancor prima di Abramo.

D. – Qual è lo scopo di queste descrizioni nelle religioni?

M. – Stabilire semplicemente la Realtà del Sé.

D. – Bhagavan si esprime sempre dal punto di vista più elevato.

Sri Bhagavan (sorridendo): – La gente non capirebbe la nuda e semplice verità: la verità della loro esperienza quotidiana, sempre presente ed eterna. Questa verità è quella del Sé. Esiste qualcuno che non sia consapevole del Sé? La gente però non vuole sentirne parlare (del Sé), mentre è ansiosa di sapere cosa c’è nell’aldilà: paradiso, inferno, reincarnazione.

Poiché gli uomini amano il mistero, e non la nuda verità, le religioni li vezzeggiano solo per attirarli verso il Sé. Tuttavia, per quanto si vada errando di qua e di là, alla fine bisogna giungere solo al Sé. Allora perché non stabilirsi immediatamente nel Sé, qui e subito?

Gli altri mondi necessitano del Sé come spettatore o pensatore. La loro realtà ha la stessa natura dello spettatore o del pensatore. Non possono esistere senza lo spettatore. Perciò non sono differenti dal Sé. Anche l’uomo ignorante percepisce soltanto il Sé quando vede gli oggetti, ma siccome è confuso identifica il Sé con l’oggetto, vale a dire con il corpo, i sensi e il gioco del mondo.

Il soggetto e l’oggetto si fondono entrambi nel Sé. Non esiste né il veggente né gli oggetti visti. Sia il veggente che l’oggetto visto sono il Sé. Non esistono nemmeno tanti Sé. Tutte le cose sono soltanto l’unico Sé.