un esempio su come affrontare e risolvere l’esperienza del vuoto nichilista

Sergio — A., ho bisogno che mi dai dei sogni. I sogni servono a tre cose:
1. ci mostrano se vi sono barriere che stanno sabotando la sadhana [queste eventualmente verranno dissolte col mind clearing];
2. preannunciano l’avvento di una realizzazione parziale o definitiva nella sadhana;
3. confermano un’avvenuta realizzazione parziale o definitiva nella sadhana.
Perché così tanta difficoltà a ricordare i sogni? —.

A. — Il corpo agisce in automatico. Si sveglia immediatamente e mi impedisce di sostare più a lungo nello spazio tra sonno e veglia in cui si possono ricordare i sogni.

S. — Il corpo è effetto della mente. Se si comporta in quel modo è perché ci sono dietro programmi mentali che lo fanno agire così. Perciò ti chiedo: “Perché vuoi sottrarti allo spazio tra sonno e veglia il più velocemente possibile?”. Usa la comunicazione a 4 vie: io chiedo a te, tu rivolgi la domanda alla mente, la mente risponde a te e tu dici a me cosa ti ha risposto la mente —.

Ad ogni risposta che A. mi dava, gli ripetevo la domanda. Di seguito le risposte che A. mi ha fornito:

Poca fiducia nel risveglio.
Ho paura di perdere quel poco di vita relativa che mi è rimasta.
Ho paura di perdere i miei piccoli soliti ricordi, tipo: ‘che bello che era quand’ero piccolo e stavo bene’.
Ho voglia di annullarmi in questo vuoto, di perdere anche la coscienza in modo da non soffrire più. [Qui c’è un opposto. Prima diceva di non volere il vuoto per non cancellare la sua vita relativa, ora dice il contrario. Comunque, anche questo opposto fa parte delle sovrapposizioni mentali che impediscono di vedere con chiarezza la situazione].
Perché nello spazio tra sonno e veglia non vedo niente che mi soddisfi, che mi dia pace, niente di bello e di spirituale,
Sto percependo questo vuoto e allora appena mi sveglio cerco di riempirlo con pensieri e preoccupazioni. [Questo è l’item (una voce della lista) importante! L’incontro col vuoto è un’esperienza che tutti gli aspiranti prima o poi affrontano].

S.— Abbandonati a questo vuoto e presenta ciò che emerge di conseguenza —.

A. comincia a descrivermi tutti gli aspetti indesiderabili del vuoto. Poi la situazione si mitiga.

A. — Comincio a sentire un po’ più di familiarità con questo vuoto. Non c’è niente, ma non capisco come mai in questo niente ci sia la consapevolezza.

S. — La Consapevolezza sei tu. È il vero Sé; non può non esserci. Hai tutta l’attenzione sul vuoto e non vedi il vero soggetto che è la pura Consapevolezza. Immergiti in questa Consapevolezza e fa’ un intento di diventare Uno con essa.

A. esegue l’istruzione e poi dice: — Sta cambiando tutto. La situazione si è espansa. Questo vuoto è vivo, è la sorgente di tutto. Mi sento dissolto in quest’oceano di magnificenza.

S. — Il vuoto nichilista è un’aberrazione ottica della mente tamo-rajasica. Poiché tale mente non può concepire l’assenza del mondo, quando la sadhana la conduce verso la Verità, subodora un terrifico vuoto nichilista e mette in atto tutte le resistenze possibili per evitarlo. Ma tale vuoto è solo l’erronea visione della mente tamo-rajasica, non esiste in Realtà, è un oggetto mentale, una fata Morgana. Ciò che rimane quando il mondo scompare è la pura Consapevolezza universale, e quello sei Tu. Durante il bardo (il dopomorte), dopo l’esperienza della dissoluzione dei cinque elementi, il jiva (l’io individuale) ha l’esperienza del vuoto. Credendosi una persona con tante cose e tante caratteristiche, ne rimane atterrito e cade nell’incoscienza. Ma l’aspirante avanzato, che ha visto oltre l’illusione del vuoto nichilista, può invece immergersi nella pura Consapevolezza e, se non vi sono vasana che lo distraggono, ottenere la realizzazione nel dopomorte. Nel sonno profondo senza sogni accade la stessa cosa: il jiva incontra il vuoto e cade in incoscienza. Quando il sonno profondo è incoscienza, viene chiamato piano causale, perché in quell’incoscienza sono presenti vasana che daranno luogo a un’altra incarnazione. Quando invece il sonno profondo è immersione non-duale nella pura Consapevolezza senza mondo, viene chiamato Turiya.

A. — È stata una scoperta per me. Non mi ero nemmeno reso conto del vuoto, della paura del vuoto e del fatto che questa paura stesse creando barriere. Ora vedo che era proprio l’incoscienza dovuta al contatto col vuoto che non mi faceva ricordare i sogni. Che meraviglia! Non fossi stato guidato chissà quanto mi ci sarebbe voluto per vedere la pura Consapevolezza oltre il vuoto.