Discorso 474.
Ci fu un riferimento al Cuore.
Sri Bhagavan disse: – Gli yoga sastra parlano di 72.000 nadi, di 101 nadi, ecc. Alcuni attuano una riconciliazione affermando che le nadi principali sono 101 e che a loro volta si suddividono in 72.000. Alcuni sostengono che queste nadi si dipartono dalla cervello, altri dal Cuore e altri ancora dal coccige. Parlano di una Paranadi (nadi suprema) che attraverso Sushumna sale dal coccige al cervello e poi discende nel Cuore. Altri dicono che Sushumna termina in Para (l’Assoluto).
Alcuni consigliano di cercare la realizzazione nella testa (nel Sahasrara, il 7° chakra), atri tra le sopracciglia, alcuni nel cuore, altri nel plesso solare. Se la realizzazione consiste nell’ottenere la Paranadi, si potrebbe accedervi dal Cuore. Lo yogi invece è impegnato nella purificazione delle nadi, poi Kundalini viene risvegliata e si dice che ascenda dal coccige alla testa. Infine, come ultimo passo, si suggerisce allo yogi di discendere nel Cuore.
I Veda dicono: “Il cuore è come un loto rivolto verso il basso o come un germoglio di banano. C’è un punto luminoso simile a un atomo, come la punta di un chicco di riso. Quel punto è come una fiamma, e al suo centro vi è assiso il Brahman trascendente”.
Di quale cuore si tratta? È quello dei fisiologi? Se è così, i fisiologi sono quelli che lo conoscono meglio.
Il Cuore delle Upanishad è chiamato Hridayam , che significa: “Questo (è) il centro”, vale a dire questo è il centro da cui sorge la mente e in cui sprofonda.
Questo è il luogo della Realizzazione.
Quando dico che questo luogo è il Sé, le persone immaginano che sia all’interno del corpo. Quando chiedo dove rimane il Sé durante il sonno, pensano che rimanga all’interno del corpo, ma che è inconsapevole del corpo e di ciò che lo circonda, come un uomo rinchiuso in una stanza buia.
A tali persone è necessario dire che la sede della Realizzazione è da qualche parte all’interno del corpo. Il nome del centro è il Cuore, ma viene confuso con l’organo fisico.
Quando un uomo sogna, crea se stesso (cioè il senso dell’io, il soggetto percipiente) e l’ambiente circostante. Entrambi vengono poi ritirati in se stesso. l’Uno divenne molti attraverso il veggente (il senso dell’io). Attraverso lo stesso processo, l’Uno diventa molti quando dal sonno passa alla veglia.
Il mondo oggettivo è in verità soggettivo. Un astronomo scopre una nuova stella a incommensurabile distanza e annuncia che la sua luce impiega migliaia di anni luce per raggiungere la terra. Dov’è invero la stella? Non è nell’osservatore? Ma la gente si chiede come può un globo enorme, più grande del Sole e a tale la distanza, essere contenuta nelle cellule cerebrali di un uomo.
Lo spazio, le dimensioni e il paradosso sono solo nella mente. Come fanno ad essere là? In quanto di essi consapevoli, dovete ammettere che vi sia una luce (coscienza) che li illumina. Nel sonno questi pensieri non ci sono, ma sorgono al risveglio. Quindi questa luce è transitoria, avendo un’origine e una fine. La coscienza dell’ ‘Io’ è permanente e continua, dunque non può essere quella luce transitoria, che non avendo un’esistenza indipendente, è diversa dalla coscienza dell’Io. Dev’essere una luce riflessa. La luce nel cervello è quindi conoscenza riflessa, esistenza riflessa.
La vera conoscenza, il vero Essere (Sat) è nel centro chiamato Cuore (Hridaya). Quando ci si sveglia dal sonno, Coscienza ed Essere puri [che erano nel Cuore spirituale] si riflettono nella testa [lì, incontrando i pensieri, creano un io sovrapposto], e allora la testa, che giaceva distesa, si leva. Dalla testa, la coscienza si diffonde in tutto il corpo e l’io sovrapposto diventa l’entità che è desta.
La luce (coscienza) pura nel cervello è la mente pura, che in seguito si contamina e diventa mente impura, quella che si incontra normalmente. Tutto questo, comunque, è contenuto nel Sé. Il corpo e i suoi complementi sono nel Sé ma, a differenza di quanto normalmente si suppone, il Sé non è confinato nel corpo.