su samadhi e trance

Chi è pronto e comprende questo Discorso,
ha la realizzazione a portata di mano.
Ma è troppo semplice perché la mente, piena di spinte, possa accettarlo

Dal Discorso 317 di Sri Ramana Maharshi.
Le note tra parentesi quadre sono mie.

*    *    *

M. – Visioni e correnti di pensiero si hanno a seconda dello stato d’animo. Dipendono dalle persone e non dalla Presenza Universale; e poi non hanno alcuna importanza. Quel che conta è la pace della mente.

D. – La pace della mente si ottiene con lo stato di trance. Come sopravviene questo stato?

M. – La trance è l’assenza di ogni pensiero. È il vostro stato naturale nel sonno. Avete forse per questo una pace mentale permanente?

D. – Nel giornale pubblicato dall’Ashramam è scritto che la trance è necessaria.

M. – La trance non è qualcosa di esterno da acquisire. È il vostro stato naturale.

D. – Ma io non la sento.

M. – La vostra convinzione contraria è l’ostacolo.

D. – Non percepisco e non comprendo il mio permanente stato naturale di trance poiché non ho realizzato il Sé.

M. – Questa è solo una ripetizione. L’ostacolo nasce perché pensate che il non-sé siete voi. Ecco l’errore. Non confondete il non-sé con il Sé. Allora il Sé vi sarà palese.

D. – In teoria capisco tutto, ma non in pratica.

M. – Non esistono due Sé perché il sé possa parlare della non realizzazione del Sé.

D. – Tutto ciò è ancora teorico per me. Come posso ottenere la trance?

M. – La trance ha solo effetti temporanei. Finché dura, c’è felicità. Non appena se ne esce, le vecchie vasana ritornano. A meno che le vasana non siano distrutte nel sahaja samadhi [comprendete quando scrivo che dopo la realizzazione la purificazione è massima], la trance (manolaya) non apporta alcun beneficio.

D. – La trance deve precedere il sahaja samadhi?

M. – La trance è lo stato naturale. Nonostante vi siano varie attività e fenomeni, essi non intaccano la trance. Se si realizza che questi fenomeni non sono separati dal Sé [stare nel momento presente così com’è], allora il Sé viene realizzato. A che serve la trance, se non produce una pace mentale durevole? Sappiate che anche adesso siete in trance, qualunque cosa accada. Questo è tutto.

[…]

D. – Si dice che può essere realizzato solo dalla mente.

M. – Sì, la Mente Pura, cioè la mente libera dai pensieri, è il Sé. La mente pura è oltre la mente impura.

D. – E detto anche che il Sé viene realizzato dai ricercatori intuitivi con la parte più sottile dell’intelletto.

M. – Ciò che è stato detto sulla mente vale anche per questo.

D. – Se la trance è il mio stato naturale, perché si dice che è necessario ottenerla prima della Realizzazione?

M. – Significa che ognuno dev’essere consapevole del proprio eterno stato di trance [il nirvikalpa samadhi insito nel Sé]. L’ignoranza sta nel fatto di non prestarvi attenzione. La disattenzione è la morte stessa.

D. – Come posso essere attento se prima non ho raggiunto lo stato di trance?

M. – Bene. Se desiderate tanto la trance, qualunque narcotico può darvela. Il risultato però sarà l’assuefazione alla droga e non la liberazione. Anche nella trance permangono delle vasana allo stato latente. Le vasana devono essere distrutte.

[…]

D. – Gli esseri realizzati, come ad esempio Vamadeva e ]ada Bharata, rinascono?

M. – Gli esseri realizzati non possono rinascere. La rinascita è dovuta alle vasana che incatenano, ma esse vengono distrutte nello stato di realizzazione.

D. – Dobbiamo intendere che permangono ancora nello stadio del kevala nirvikalpa, ma non nel sahaja nirvikalpa?

M. – Sì.

D. – Se sono soltanto le vasana che procurano gioia a non ostacolare la realizzazione e se è possibile contemplare gli avvenimenti del mondo senza che il proprio stato di felicità sia turbato, significa che soltanto l’attaccamento è schiavitù. È cosi?

M. – Sì. L’attaccamento è schiavitù. L’attaccamento scompare con l’eliminazione dell’ego.

D. – Si dice che la realizzazione sia facilitata dalla grazia del guru.

M. – II guru non è altro che il Sé.

D. – Krishna ha avuto Sandipani per maestro e Rama ha avuto Vasishta.

M. – Si dice che il guru sia esterno per il ricercatore. Il rivolgere la mente all’interno è provocato dal guru. Poiché il ricercatore tende a proiettarsi all’esterno gli si consiglia di seguire gli insegnamenti di un guru, che a tempo debito scoprirà non essere altri che il Sé.

D. – Posso ottenere la grazia del guru?

M. – La grazia c’è sempre.

D. – Ma io ugualmente non la sento.

M. – L’abbandono vi farà capire cos’è la grazia.

D. – Mi sono già completamente abbandonato, cuore ed anima. Sono il miglior giudice del mio cuore, tuttavia non sento la grazia.

M. – Se foste completamente abbandonato queste domande non si porrebbero.

D. – Mi sono abbandonato completamente, e tuttavia sorgono queste domande.

M. – La grazia è la costante. Il vostro giudizio è la variabile. Dove altro potrebbe essere il difetto?

D. – Devo essere messo in grado di arrendermi.

M. – Thayumanavar ha detto: “Gloria a Te per avermi concesso di parlare così tanto e di seguire fin qui le Tue parole!”.