tu chiamale se vuoi… emozioni…

Vediamo che generalmente l’emozione è posposta, bloccata.

L’emozione è bloccata perché in essa non c’è una persona. L’emozione distrugge la sicurezza, distrugge il riferimento. È per questo che la gente non sopporta di avere paura, non sopporta di essere agitata, arrabbiata. Non sopporta di essere allegra o triste, perché quando un’emozione è forte perdiamo i nostri riferimenti.

In sé l’emozione è priva di ego. L’ego blocca l’emozione: quando ne sorge una, l’ego la respinge: quando appare la paura l’ego non vuole avere paura, quando appare la tristezza, l’ego non vuole essere triste… passiamo il nostro tempo a respingere le emozioni.

Quando ‘la bolla’ della tristezza sale in me, decido di sposarmi per non essere triste, o divorziare per non essere triste, o fare yoga per… e ‘la bolla’ rimane. E nel momento in cui non mi sto adoprando per creare qualcosa, la bolla arriva di nuovo. Ed ancora decido di comprarmi una casa, un cane, studiare russo ecc. per sentirmi meno triste. E la bolla continua a esserci, fino a che non mi rendo conto che la tristezza sale per autoeliminarsi.

Non sale perché sono triste, no no non sono triste, c’è solo l’emozione della tristezza in me.

E in quell’istante, invece di respingere la tristezza, l’emozione della tristezza, lascio vivere quest’emozione che è puramente sensoriale, non concettuale.

Sentiamo la tristezza e quando la lasciamo vivere, accade una quantità di trasformazioni sensoriali. Come un fiore che si apre e poi a un certo momento muore, quando un’emozione viene lasciata realmente libera, si autoelimina in maniera naturale. È un processo fisiologico, non dobbiamo crearlo, s’impone naturalmente.

Quando comprendo che l’emozione viene per abbandonarmi, non cerco più appropriarmene: quando pretendo di essere triste sto invero respingendo la tristezza. Le emozioni sono in me, e possono uscire. Una paura che sale è una paura che si sta liberando.

In questo modo le emozioni si tramutano in qualcosa di funzionale, in una ricchezza. E tutte le emozioni diventano – utilizzando un termine borghese e mondano – ‘positive’.

È per questo che saliamo sulle montagne russe: per avere paura. È per questo che saltiamo giù da un ponte legati a un elastico: per avere paura. Così, quando non abbiamo paura, la paura dà allegria, e lo stesso vele per la tristezza. Quando andiamo a vedere il Rigoletto, nel finale la figlia viene assassinata e si è tristi, si piange… E poi esci dicendo: “È stato magnifico”: è magnifico sentire la tristezza quando non si è tristi!

Tutte le emozioni sono positive: ci riportano sempre alla tranquillità, all’ascolto, tranne quando ce ne appropriamo.

Quando sono triste e voglio prolungare la tristezza, allora la blocco. Al contrario, quando sento la tristezza senza appropriarmene, essa vien su e si libera: ritorna l’allegria. Quando provo paura, la paura sale e si libera… e ritorna l’allegria.

Per questo ci piace andare incontro a dei rischi fisici… perché la paura è bella quando non abbiamo paura. È la medesima emozione, ma se faccio mia la paura mi blocco, se invece soltanto sento la paura andrò più veloce… È la stessa paura.

Quando l’emozione paura è afferrata dall’ego, si fissa, si blocca e non si libera. Invece chi salta dal ponte legato a un elastico – e paga pure per questo – quando cade giù urla dalla paura; ma la sera quando rincasa, non ha più tracce di quella paura, non ci pensa più.

Non è la situazione sensoriale a creare il blocco, ma il respingerla! Perciò diciamo: lascia vivere le emozioni…

Eric Baret