l’importanza dell’assorbimento nel Sé

Ramana Gita
Capitolo I – L’importanza dell’assorbimento nel Sé

Nella stagione fredda, il 29 dicembre dell’anno 1913 del calendario cristiano, mentre tutti i discepoli sedevano attorno a Bhagavan con mente raccolta, io posi delle domande a lui, Ramana Maharshi, per avere risposte certe e conclusive.

● Per ottenere la liberazione è sufficiente la discriminazione tra il Vero e l’Irreale, o sono necessarie anche altre pratiche?

● Per i ricercatori della verità, lo studio critico delle scritture è sufficiente da solo per ottenere la liberazione, o è necessaria anche la pratica spirituale secondo la guida del Guru?

● In che modo una persona di ‘stabile conoscenza’ conosce di essere Quello [traduzione di Tat]? A causa della pienezza della sua conoscenza, o perché è cessata la consapevolezza oggettuale?

● Con quale prova certa l’uomo istruito riconosce ‘Colui che Conosce’? Il Samadhi, l’assorbimento della mente nel Cuore, si esprime solo attraverso la conoscenza [Jnana] o soddisfa anche i desideri?

● Se qualcuno pratica lo yoga per esaudire un desiderio e diventa improvvisamente conscio del Sé, quel desiderio verrà soddisfatto o no?

9. Dopo aver udito le domande, il mio Guru, ricettacolo di compassione, Bhagavan Sri Ramana Maharshi, distruttore dei dubbi, così rispose:

10. Lo stabilizzarsi nel Sé da solo è sufficiente a liberare da ogni legame. Tuttavia la discriminazione tra il Vero e il l’Irreale conduce a perdere interesse per il transitorio.

11. Il profondo jnani (uomo di conoscenza) ha le sue radici sempre e solo nel Sé. Non considera l’universo ‘Irreale’ né lo vede come separato da sé.

12. Non v’è dubbio che lo studio critico delle scritture non conduca il ricercatore della verità alla liberazione. Senza esperienza nella pratica spirituale (Upasana) non vi potrà essere realizzazione, questo è certo.

13. Sperimentare lo ‘stato naturale’ durante la pratica spirituale è detto ‘Upasana’. Quando questo stato si stabilizza senza fluttuazioni, è chiamato ‘Conoscenza’ [Jnana].

14. Il risiedere nella propria stessa natura come una fiamma di conoscenza, dopo aver scartato gli oggetti dei sensi è lo ‘stato naturale’.

15. Stabilendosi nello stato naturale attraverso il silenzio mentale libero da tutte le tendenze, il conoscitore conosce se stesso come Quello [Tat], senza alcun dubbio.

16. Si potrà riconoscere chi conosce dalla sua equanimità verso tutta la creazione [cadono attrazione e repulsione, stato che nel buddhismo è detto ‘nirvana’].

17. Se la pratica dell’assorbimento mentale nel cuore è stata iniziata per soddisfare un desiderio, quel desiderio certamente darà i suoi frutti.

18. Se praticando lo yoga con un desiderio un individuo diviene saggio, anche quando il desiderio viene esaudito non vi sarà esaltazione.