molti aspirante, una volta trovato il Sé, non sanno come procedere

Molti si impegnano nella ricerca del Sé, trovano il Sé e poi non sanno come procedere.

Poiché aver trovato il Sé non significa ancora la realizzazione – cioè essere stabili nel Sé –, ma si entra ed esce, l’aspirante continua a fare la medesima pratica che l’ha portato alla scoperta del Sé. Ma quella conterrà dello sforzo e quindi manterrà la mente attiva, mentre ora la meta da conquistare è rendere la mente inattiva.

Cosa bisogna fare una volta scoperto il Sé è racchiuso in un capoverso del discorso n. 99 di Sri Ramana Maharshi: “L’Atman [il Sé] si realizza con mruta manas (mente morta), cioè con la mente priva di pensieri e rivolta all’interno. Allora la mente vede la propria sorgente e diventa Quello e non è più un soggetto che percepisce un oggetto”.

Dunque bisogna rendere la mente inattiva! All’epoca, io praticai qualcosa di simile allo zazen per calmare la mente e quindi renderla priva di pensieri. Ma lo zazen non è l’unico metodo. Aspiranti devozionali che si abbandonano al Divino, ottengono lo stesso risultato. In ogni caso, non ha senso agitarsi per trovare il Sé quando lo si è già trovato.

Resa la mente quieta, introversa e priva di pensieri si comincia a entrare nel sonno desto, che è mente attenuata, semi samadhi; quindi si accede al samadhi, e quando il samadhi diventa ininterrotto si ottiene la Liberazione.

SRI RAMANA MAHARSHI SULLA FORZA DELLA MENTE

Dal discorso 423: “Le attività esterne della mente – che danno origine al mondo – ne dissipano la forza, che invece risulta consolidata dall’essere confinata in sé stessa attraverso l’arresto delle attività esterne”. Tale forza si manifesta nella naturale (senza sforzo) capacità di rimanere focalizzata sul Sé e nell’imperturbabilità verso successi e fallimenti mondani.