sul nirvikalpa e l’importanza di abituarsi a guardare il proprio corpo dall’esterno

“Stamattina è apparsa una spinta a cucinare. Si è rivelata poi un concerto di movimenti armonici nella Realtà Relativa [le iniziali maiuscole vogliono intendere che anche la realtà relativa è il Sé]. Ho iniziato a cucinare, ma non era la mia persona a farlo. Il mio corpo-mente si muoveva da solo, come un robot guidato da un programma di intelligenza artificiale. Io ero ‘Assenza Presente’ che guardava dall’esterno il corpo che cucinava. Assente ogni stimolo mentale, solo il sorgere di ininterrotta Beatitudine. Cade così ogni idea che il corpo-mente sia il soggetto agente”.
M.

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Commento di Sergio – M. ha nirvikalpa profondi. Il nirvikalpa samadhi per un lungo periodo si presenta come una sparizione – il nirvikalpa avviene quando c’è la possibilità di rilassarsi, così che non vi venga l’idea di perdere coscienza mentre correte in moto. All’inizio sono sparizioni brevi, così che l’aspirante non sa se ha avuto un colpo di sonno o cosa; poi sono sparizione prolungate di varia durata. A un certo punto nel nirvikalpa appare la Coscienza. È ‘Coscienza nel Vuoto’. Il Vuoto del nirvikalpa è assenza di mente. È l’esperienza più pura del Sé, della Pura Coscienza – perdonatemi la tautologia. Coscienza Pura significa ‘Coscienza senz’altro’.

L’esperienza matura del nirvikalpa samadhi è la medesima del sonno profondo consapevole, ma quest’ultimo impiega più tempo ad arrivare, a meno che non vi siate dedicati a pratiche specifiche per conseguire il sonno profondo consapevole. L’espressione ‘Assenza Presente’ che usa M. deriva dall’esperienza matura del nirvikalpa: ‘Assenza’ si riferisce alla mente, ‘Presenza’ si riferisce alla Pura Coscienza.

Ora però vorrei parlarvi di un altro aspetto della pratica spirituale

L’aspirante dovrebbe abbandonare l’idea di stare dentro il proprio corpo e abituarsi a guardarlo dall’esterno.

Vi sono due modi per farlo. O guardare il corpo fisico rimanendo identificati col corpo sottile, quindi come ego-mente; o guardarlo come ‘Pura Testimonianza Non Duale’, quindi come Sé.

Va bene iniziare in ogni caso ad abituarsi a guardare il proprio corpo dall’esterno, ritornando immediatamente in quella posizione non appena ci si accorge di sentirsi dentro il corpo fisico. Ciò porta a una certa disidentificazione dal corpo. Per una disidentificazione completa è necessario disidentificarsi anche dalla mente, cosa che avviene dopo un certo tempo in cui si sperimenta il nirvikalpa e il sonno profondo consapevole. “Io sono il corpo” è un pensiero della mente, e l’intero corpo fisico non è altro che un agglomerato di impressioni mentali. Quando il corpo muore – o va attraverso una morte apparente – la prima cosa che succede è che il corpo sottile esce fuori da quello fisico e lo guarda dall’esterno.

Per il progresso spirituale, vi invito caldamente ad allenarvi a sentirvi fuori dal corpo e a guardarlo dall’esterno