sulla non-azione

Mi rivolgo al mio sangha:

Pocanzi ho sentito V. al telefono. È andata molto bene. Negli ultimi tempi, ogni volta che lo sento, vedo subito che è molto avanzato e praticamente pronto alla realizzazione. Cosa lo sabotava questa volta? L’idea di dover fare qualcosa. Infatti qualche giorno fa l’ho invitato a stare nel Sé anziché in tutti i dubbi che gli emergevano, e lui mi ha risposto “Non posso stare nel Sé se qualcuno soffre o se il capo mi insulta”.

Allora quando ci siamo sentiti non ho praticato il solito mind clearing, ma è tentato di provargli che può stare sempre nel Sé, indipendentemente da cosa appare:

— Pensa al tuo cagnolino che sta male.
— Ok
— Cosa senti?
— Che dovrei fare qualcosa ma non so cosa fare.
— Chi percepisce tutto questo.
— L’Osservatore.
— Possiamo chiamarlo Pura Coscienza?
— Sì.
— Sii la Pura Coscienza…
Dopo un po’: — Sì, ma nella Pura Coscienza non c’e niente da fare.
— Esatto. Abbandona l’idea di avere la responsabilità di fare qualcosa per le sofferenze altrui. Prenditi cura degli altri quanto ti è possibile e affidali nelle mani di Dio. Non sei tu che decidi come devono andare le cose, è Dio che lo decide —.

Abbiamo ripercorso più volte il passaggio da come la sua mente vede la sofferenza alla Realtà della Pura Coscienza. Si sono puliti vari falsi concetti, come “Non posso non provare niente se vedo uno soffrire” ecc. Poi abbiamo fatto la stessa cosa col suo capo:

— Immagina il tuo capo che ti insulta.
— Sì. Vengo subito richiamato nella persona perché devo dare subito una risposta [di nuovo un problema con l’azione].
— Chi vede il capo che ti insulta?
— La Pura Coscienza.
— Sii la Pura Coscienza.
— Mi distacco da tutto, ma sorge un dubbio nella mente: io come faccio a rispondere?
— Lascia che emerga una risposta spontanea dalla Pura Coscienza. Finché si mantiene l’identità dell’agente si è nell’ego. L’EGO NON È ALTRO CHE L’IO-AGENTE —.

Ci siamo salutati con lui chiarito e sereno e con molta armonia ❤

Se S. avesse piacere di aggiungere qualcosa…

S.: — È proprio l’idea di fare qualcosa che mi riporta nell’io agente.