Sei sempre nel Brahman, non te ne accorgi perché pensi di appartenere al mondo. Un’abitudine da perdere.

Il liberato è sempre nel cielo del Brahman. Nel Brahman non c’è niente da pensare. Il liberato però ha anche pensieri relativi alla vita della sua persona nel mondo: “devo pagare la bolletta”, “giovedì ho appuntamento con l’oculista” ecc. Il liberato segue questi movimenti senza esserne identificato, perciò non si sente l’autore di queste azioni. Per lui sono movimenti divini e li accetta come tali. Potreste anche dire che sono lo srotolarsi del karma; va bene, ma chi ha creato Continua a leggere →

sulla non-azione

Mi rivolgo al mio sangha: Pocanzi ho sentito V. al telefono. È andata molto bene. Negli ultimi tempi, ogni volta che lo sento, vedo subito che è molto avanzato e praticamente pronto alla realizzazione. Cosa lo sabotava questa volta? L’idea di dover fare qualcosa. Infatti qualche giorno fa l’ho invitato a stare nel Sé anziché in tutti i dubbi che gli emergevano, e lui mi ha risposto “Non posso stare nel Sé se qualcuno soffre o se il capo mi insulta”. Allora quando ci siamo sentiti Continua a leggere →

come si fa a non sentire di essere l’agente?

Le esperienze del Sé ci mostrano che siamo pura coscienza, pura non azione, ma al contempo il mondo in cui viviamo come persone è continua ininterrotta azione. Come risolvere questo problema? Se noi, in quanto Sé, siamo assoluta non azione, ci dev’essere qualcosa che muove il mondo. Studiando le scritture comprendiamo che ciò che muove il mondo è l’aspetto di Dio chiamato Shakti. Shakti governa tutta l’illusione (maya) di un mondo fenomenico duale. D’altra parte le esperienze del Continua a leggere →

due sogni e tre realizzazioni

Shivananda — Amato Sergio buongiorno. Ti mando gli ultimi due sogni. Nel primo tutte le parti sono me: l’azione del fotografare, la persona fotografata, la domanda e la risposta sono in pratica da me a me. Esclamo: “Sono io!”. “Ma come fa a sapere che sono io?”. Poi vedo una scena. C’è una persona seduta sulla sabbia. Da sotto la persona escono due braccia enormi e lunghe che con una fotocamera scattano una fotografia alla persona seduta e se ne ritornano sotto la sabbia. Allora Continua a leggere →

“guerriero di luce”

— In questo periodo sto riflettendo sulla figura di Gesù. Immagino non si lasciasse dominare dall’ira; piuttosto come Arjuna fosse davvero un guerriero capace di tirare fuori “il fuoco” all’occorrenza, giusto? Onestamente mi attrae questa figura del “guerriero di luce”, che ha integrato tutti gli aspetti in sé, e non ha paura di usarli a seconda delle circostanze, per essere all’occorrenza un pacificatore, un oratore, un maestro, un guerriero... — Se cerchi di diventare Continua a leggere →

perché l’aspirante spirituale è spesso incline a ritirarsi dall’azione?

L’ego, esprimendo naturalmente egoismo, è in sé non etico. Ciò non significa necessariamente che si debba giungere ad abdicare anche ai propri valori più elevati; ma prima che si arrivi a quelli, si può alienare molta etica per soddisfare l’insaziabile bestia. Come dice Battiato: Ma l’animale che mi porto dentro Non mi fa vivere felice mai Si prende tutto anche il caffè Mi rende schiavo delle mie passioni... L’azione che nasce dalla non-azione interiore non può essere che Continua a leggere →

scenari distopici 2

— Sollecitata dalla tua domanda mi rendo conto di essere spesso in un’identità ordinaria che vede il mondo ‘fuori’... Me ne rendo conto e mi dispiace. C’è la comprensione intellettuale della verità, ma un’abitudine mentale che si ripropone. Se interiormente non incorro nell’odio degli artefici dei progetti distopici, è comunque molto sottile il confine, anche in termini di tempo dedicato alle notizie rispetto a quello dedicato all’interiorità. Sento che è un momento molto delicato, Continua a leggere →

i piani più profondi dell’essere si manifestano anche durante lo stato di veglia

— Caro Sergio, come spesso accade ciò che posti arriva a toccarmi. Mi riferisco al punto 4 e 5, dove parli della non-azione. Sono in un periodo dove per il lavoro devo fare molte cose, molte delle quali imposte, e sono in una situazione strana: mentre faccio è come se mi “perdessi” ma non sono identificata. È come se il fare avvenisse fuori da me pur essendo io a operare. Non c’è meditazione volontaria, eppure molto accade come in meditazione. Mi sento la testa strana e a volte non è Continua a leggere →