devi sostituire l’agire con l’osservare

Se anelate alla liberazione dovete sostituire l’agire con l’osservare, il senso di essere l’agente col senso di essere l’osservatore.

L’osservare perseverante e continuo dissolve l’oggetto osservato e di conseguenza dissolve anche l’osservatore. L’aspirante allora va attraverso numerosissime esperienze in cui la dualità, cioè il mondo illusorio di maya, scompare ed egli si fonde nello stato unitivo. Gradualmente la sua mente si purifica: cioè i concetti che tengono in piedi la costruzione illusoria dell’esistenza del mondo fenomenico sbiadiscono.

Allora l’osservare, cioè la coscienza, si dirige direttamente sulla coscienza stessa. La Coscienza si fonde nella Coscienza, Silenzio profondissimo: Turiya! L’aspirante ha molte esperienze di Turiya, finché Turiya diviene stabile e l’illusorio senso dell’io individuale svanisce per sempre senza più tornare.

Questa è la liberazione.

I Ritiri di Autoindagine sono molto potenti: un Ritiro di 3 giorni vale mesi, a volte un anno e più di pratica individuale. Praticandone uno ogni 2 mesi l’aspirante non esce più dal Ritiro, ne mantiene la potenza di immersione e non subisce più l’effetto di rallentamento/raffreddamento ritornando a casa, al suo consueto ‘ritmo’ di vita…

È la Via Maestra per accelerare la sadhana e per ridurre enorme il tempo per conseguire la Liberazione. Tutte le scritture degne di questo nome indicano la vicinanza ai Maestri come il metodo più potente per superare gli ostacoli della mente. I Ritiri di Autoindagine e il Darshan sono questo: la meditazione tiene lontana la Coscienza dalla mente e il Darshan dei maestri l’orienta verso la verità, cioè verso se stessa: la Coscienza nella Coscienza, l’Essere nell’Essere.

Ma pochissimi di voi ne coglieranno l’opportunità. La maggior parte è soddisfatta nel cliccare like a sentenze di grandi Maestri, per questo non posto quasi più di Facebook. Quello che non capiscono è che l’insegnamento va vivificato e che solo un Maestro realizzato può farlo. Sono pochissimi gli aspiranti in grado di vivificare l’insegnamento da soli, ma naturalmente quasi tutti pensano di essere tra quei pochissimi.