la morte e la nostra vera natura

La nostra vera natura è ciò che gli umani chiamano morte. Per esprimerla nel linguaggio umano, è Vuoto-Pieno, Nulla, Silenzio.

È totalmente staccata dalla mente. Quando siete là, vi rendete conto che tutto il film della mente è solo una coperta sovrapposta alla vera natura.

Non c’è nessun collegamento tra la vera natura e il film della mente. La prima è pace assoluta, la seconda groviglio assoluto.

Il Vuoto-Pieno è il Parabrahman, l’Assoluto. Nella discesa verso la manifestazione, il Parabrahman diventa il Brahman nirguna (Dio senza forma), che tuttavia ha 3 attributi Sat-Chit-Ananda = Essere-Coscienza-Beatitudine.

Immaginate Sat-Chit-Ananda come una grande brace. Da questa brace salta fuori una scintilla di Essere-Consapevolezza che si individualizza fino a diventare un ‘io’ separato (il jiva). Essendo separato, il jiva assume un punto di vista e ciò immediatamente fa apparire un universo separato da lui.

L’autoindagine ha la funzione di riportare quella scintilla di brace, nella brace unica. Questo avviene quando l’io individuale scopre di essere il Sé universale, immanente e trascendente, e si fonde con Esso. Questo è chiamato Turiya, il 4° stato, che trascende i 3 stati relativi di veglia, sogno e sonno.

Il Vuoto-Pieno, il Parabrahman, è come il sonno senza sogni: non c’è mente né percezione. Solo che il sonno viene chiamato ignoranza, perché non c’è consapevolezza del Sé, mentre Turiya è conoscenza suprema: l’autoconsapevolezza del Sé. Quando Turiya è senza percezioni, ma vi è solo l’autoconsapevolezza del Sé, viene chiamato ‘sonno desto, o consapevole’, perché è del tutto uguale al sonno senza sogni (non c’è il mondo né il divenire), ma c’è l’autoconsapevolezza del Sé.