un centro permanente e immutabile

— Carissimo Sergio, da un paio di giorni, in meditazione e non solo, sta capitando qualcosa di bellissimo, ho una bellissima ‘sensazione’ di perdita di centro. Tutto è nato, quando mi sono reso conto che la pratica del testimone lasciava un osservatore, un ego che guarda, ed allora ho lasciato andare anche quello, senza più paura. Da allora in meditazione, ma anche all’improvviso durante la giornata, sento questa bellissima perdita di un centro, tutto accade automaticamente, senza alcuna volontà e senza che ci sia neanche un osservatore; a volte sento di svolgere le faccende quotidiane con il pilota automatico.

— Che tutto accada da solo, ok, ma perdita di centro non credo proprio. A meno che tu non ti riferisca alla perdita dell’ego, l’io personale. Ma anche perdendo l’ego, rimani TU come Centro, vale a dire: la Coscienza universale che è lo sfondo immutabile e sempiterno.

Dici di svolgere le faccende quotidiane senza osservatore? Se la tua osservazione non va a quelle allora andrà a qualcos’altro: o vagherà tra i pensieri, oppure contemplerà il Sé, il Silenzio. Ma che non vi sia osservazione non credo proprio.

Forse hai male interpretato il mio post sul nirvikalpa e ora stai cercando di conquistare quello stato attraverso dei concetti. Ma questo ti porterà fuori strada.

“Se c’è un senso di permanenza e di immutabilità (Centro) che appare da qualche parte, questo può essere solo lo Sfondo Ultimo”, Sri Atmananda (Krishna Menon).

Se affermi che non c’è Centro, hai creato un ideale di Te e lo proietti all’esterno, oggettivando il Soggetto assoluto. In ciò non sei dissimile da quelli che dicono “Non c’è niente” (vedi Tony Parsons) dimenticando che ci sono loro, il Soggetto ultimo che dice “Non c’è niente”.

Sei Tu il Centro.

Nel nirvikalpa samadhi vengono meno i concetti, cioè viene meno la mente. Ma non vuol dire che non ci sei. Di nuovo, è come chi dice “Nel sonno profondo smetto di esistere”. Ma lo dice nello stato di veglia, nel sonno profondo c’era eccome: era fuso nel Sé! Ma quando si è fusi nel Sé, non si sa di essere fusi nel Sé e non si sa di essere.

Ciò che viene meno nel nirvikalpa è la conoscenza, non l’Essere. A questo punto le scuole spirituali si dividono. Alcune dicono che oltre il savikalpa samadhi non vi può essere più alcuna esperienza. Altre non aderiscono a questa visione e affermano che chi dice che non c’e stata esperienza è la mente. Infatti, anche se non ricordi l’esperienza, dopo un nirvikalpa ti senti da Dio: totalmente libero oltre ogni cosa, inattaccabile da qualsiasi agente, ti senti oltre la mente, persino oltre il ‘FARDELLO’ della conoscenza. Dunque tra il sentirsi da Dio dopo il nirvikalpa e il dire, in un altro stato, che non vi è stata esperienza nel nirvikalpa, c’è una contraddizione.

Ramana Maharshi, dal discorso 126:
M. – La mente nasce, la vediamo, questa è la nostra esperienza. Esistiamo anche senza mente. Lo prova l’esperienza di tutti.
D. – Nel sonno profondo non mi sembra di esistere.
M. – Lo dite quando siete sveglio, è la mente che sta parlando adesso. Nel sonno profondo esistete oltre la mente.