la personalità e il Sé

Se l’aspirante non ha una personalità abbastanza robusta da permettergli di confrontare quel che c’è da confrontare, la stabilità nel Sé se la scorda. Prendiamo il caso di C. Aveva tutti questi samadhi spontanei durante il giorno e a volte anche nel sonno, ma se uno le schioccava le dita e lei si sentiva aggredita, andava strike. In questo caso l’aspirante non è ancora maturo per il maestro spirituale. Il maestro spirituale male non fa, ma con un aspirante del genere non potrà fare Continua a leggere →

riflessioni sul Sé 10

Ramana Maharshi racconta che Dakshinamurti (incarnazione di Shiva) guidò alla realizzazione molti rishi con il solo Silenzio. Essi erano allievi maturi, capaci di comprendere la trasmissione del maestro. Qual è secondo voi il contenuto di questo Silenzio? Quale trasmissione della Verità veniva veicolata attraverso il Silenzio? La trasmissione basale del Silenzio è: NO MIND! MIND è l’intero non-Sé.   Continua a leggere →

riflessioni sul Sé 9

Il Sé non ha nessuna abilità. Verso cosa dovrebbe averne se esiste Lui soltanto? La sua abilità, se vogliamo vederla così, è che è eterno, immutabile e inalterabile; questo conferisce Pace e Beatitudine. Ma se voi desiderate che il Sé abbia qualche abilità, produrrete una forzatura sulla Verità che vi farà decadere in qualche identità della mente.   Continua a leggere →

riflessioni sul Sé 8

Se hai raggiunto lo stato naturale di no-mind, ove c’è solo autoconoscenza, e noti ancora dei pensieri (non puramente funzionali), vuol dire che per te esiste ancora mondo, che vi sono ancora delle vasana. Valle a guardare e reintegrale nell’Uno, magari semplicemente rilassando quell’area della mente che vuole avere un’esistenza propria separata.   Continua a leggere →

riflessioni sul Sé 7

A un certo punto l’Essere-Coscienza è dubbioso tra il no-mind e i pensieri. Poi vede che tutti si identificano coi pensieri e alla fine lo fa anche lui – potete trovare questa memoria nei vostri ricordi. Allora sopraggiunge la considerazione ‘cogito ergo sum’ (penso quindi sono), ma quel ‘sono’ si riferisce ahimè alla nascita del piccolo ego, che apre la stagione del dolore, cioè dell’identificazione con l’infimo, limitato, perituro non-Sé.   Continua a leggere →