japa e sforzo

— Ti scrivo per dirti che può darsi che non ti scriva più. Ma non perché intenda interrompere la relazione ma perché presto non avrò nulla di che da dire. Mi sono osservata e mi sono vista vestire il mio essere di tanti strati, come inutili vestiti. Com’è diversa questa non-vita dalla vita che sentivo dentro di me fino a solo una settimana fa… Se potessi esprimere un desiderio, vorrei vivere in un ritiro continuo. So che potrei viverlo se abbandonassi questo ego, che non ci sarebbe bisogno Continua a leggere →

non trovo più il soggetto della percezione

Caro Sergio, inizio a sentirmi un po’ meglio. Sto così riprendendo una pratica formale più assiduamente, e su questa ho bisogno di chiarimenti. È un po’ come se avessi perso l’obiettivo su cui focalizzarmi, mentre prima cercavo di essere uno con la coscienza, la consapevolezza, il senso di essere ecc.; avevo comunque un oggetto reale o immaginario su cui focalizzarmi e fondermi. Ora le cose stanno così: sia ad occhi aperti che chiusi nella pratica non trovo più il soggetto percipiente; Continua a leggere →

se vuoi la liberazione

Dopo aver avuto un ‘risveglio’, cioè dopo aver conosciuto la bellezza del Divino, se vuoi la Liberazione devi impegnarti a questa austerità (tapas): DEVI ABBANDONARE GLI ATTACCAMENTI! Dev’essere una disciplina, un impegno costante a rinunciare ad ogni attaccamento che appare. Non essere violento con te stesso. Si tratta di autoindagine, il lavoro è soprattutto quello di divenire consapevole che è ciò che dovete fare. Non appena tale consapevolezza diviene matura, in quella misura Continua a leggere →

Manolayasutra di Bodhananda

Chiudi gli occhi. Sospendi i pensieri. Entra nella tua natura di silenzio. Tu esisti. Osserva se questo esistere percepisce esistere altro. Chiama questo altro: molteplicità dell’essere o jagat o mondo. Esamina adesso la percezione stessa che mostra l’esistenza di altro da te. Osserva che ti credi esistente proprio per essa, per la percezione-movimento-maya. Chiama questo crederti esistente: avidya (ignoranza), individuazione dell’essere o jiva. Lascia adesso affondare questa Continua a leggere →

su cosa deve stabilirsi la mente?

Un passo di Hui Hai, maestro cinese dell’VIII secolo: - Su che cosa deve stabilirsi e dimorare la mente? - Deve stabilirsi sul non-dimorare e là dimorare. - Cos'è questo non-dimorare? - Significa non lasciare che la mente dimori su nessuna cosa di nessun genere. - E cosa significa questo? - Dimorare su nulla significa che la mente non si fissa sul bene o sul male, sull'essere o sul non-essere, sul dentro o sul fuori o da qualche parte tra i due, sul vuoto o sul non-vuoto, sulla concentrazione Continua a leggere →

è tornato l’usurpatore

— È tornato l’usurpatore. Da ieri sono di nuovo io. Non IO, ma io. Una delusione là, una tensione qua, una difficoltà a destra, una pigrizia a sinistra, e il gioco è fatto. Sono di nuovo in pieno nell'EGO. Ora mi sento dentro alla mia solita pelle. Di nuovo attacchi di angoscia notturna che mi strappano al sonno, penso che non ho soldi, che se stessi male nella notte sarei sola... quelle robe lì. Intanto cerco di riportarmi “chi sente questo?”, ma il pensiero ha il sopravvento… — Continua a leggere →

l’energia disimpegnata

Uno dei problemi nella pratica e sulla via alla liberazione è l’energia disimpegnata. Quando l’energia non è impegnata si lega alla mente e all’ego (ricordi, sensazioni, indulgenze ecc.). Questo è il motivo per cui i Ritiri Intensivi di Autoindagine sono così potenti: per 3 giorni, o più, tutta la tua attenzione e rivolta a dimorare nella sensazione di io, tutto il format vi indirizza a questo, e superato il primo giorno il volano di quell’intento si mette in moto e ti funziona automaticamente Continua a leggere →

il mind clearing dei grandi maestri

La mente è un software… Se programmata a sfavore della liberazione, ti tiene schiavo nella sofferenza, se programmata a favore della liberazione diventa un tapis roulant che ti porta al Sé senza che devi fare molto. La mente determina la tua percezione del mondo e come ti senti. I Grandi Maestri usavano il pensiero positivo. Ma dovremmo chiamarlo il ‘pensiero divino’ perché c’è una differenza dal ‘pensiero positivo’. Quest’ultimo è in genere a servizio dell’ego: per star meglio, Continua a leggere →