una sintetica comparazione tra la scuola di Ramana e quella di Siddharameshwar, Nisargadatta, Ranjit

Nell’impianto teoretico della scuola di Siddharameshwar, Nisargadatta, Ranjit il maestro conduce l’allievo a identificarsi con corpi sempre più espansi. L’allievo conosce già il corpo fisico, il maestro gli mostra il corpo sottile (la mente) e lo invita a conoscere questo corpo che è infinitamente più vasto del corpo fisico. [Questo passo io lo realizzo attraverso il mind clearing. L’allievo all’inizio è molto identificato con credenze ed emozioni limitanti. Quando vede che attraverso semplici esercizi di mind clearing può dissolvere contenuti mentali che prima lo bloccavano, comincia a padroneggiare il corpo sottile]. Ritornando alla scuola di Siddharameshwar, quando l’allievo ha conosciuto il corpo sottile, il maestro lo invita a conoscere il corpo causate che è il Nulla, il Vuoto; questo corpo è enormemente più vasto del corpo sottile e ha il pregio di azzerare tutte le fantasticherie della mente. [Nel mio metodo questo passo si realizza in due modi. 1) Col mind clearing. Attraverso il ripetuto dissolvimento dei contenuti della mente che bloccano il sadhaka, egli a un certo punto vede che dietro la mente c’è il Vuoto, il Nulla. 2) Ponderando lo Yoga Vasistha]. Di nuovo alla scuola di Siddharameshwar. Una volta che l’allievo ha conosciuto il corpo causale, il maestro lo invita a conoscere quello che loro chiamano il Corpo Supercausale e noi chiamiamo Turiya. Questo corpo è la Suprema Conoscenza del Sé, è l’Io Sono Universale. Quando l’allievo ha conosciuto questo corpo il maestro gli dice: “La conoscenza è servita ad eliminare l’ignoranza, ma il Sé è oltre conoscenza e non-conoscenza, oltre essere e non essere; devi abbandonare anche questo corpo. Come fanno ad abbandonarlo? Nisargadatta dice: “Non puoi abbandonare l’Io Sono universale. Rimani avvinghiato ad esso fin quando l’Io Sono non ti lascerà libero”; in più essi praticano neti-neti: io non so no questo, io non sono quello, non sono nulla di ciò che posso percepire. La scuola di Ramana conduce l’allievo a stabilirsi in Turiya attraverso l’indagine “Chi Sono Io?” e invita l’allievo a rimanere aggrappato a questo Io universale. Non è la stessa indicazione che dà Nisargadatta? La differenza di metodo è che una volta conosciuto il Sé in Turiya noi non pratichiamo neti-neti ma iti-iti: Io sono questo, Io sono quello, Tutto è il Sé! Non ci preoccupiamo di andare oltre Turiya perché Turiya – che è samadhi, stato non-duale – ha già in sé i germi della sua stessa trascendenza. Non è la stessa cosa che dice Nisargadatta?: “Rimani avvinghiato all’Io Sono fin quando l’Io Sono ti lascerà libero”. ❤ Per un approfondimento delle basi filosofiche di iti-iti, vi rimando al post “Perché Shankara afferma che l’illusione è Brahman?” pubblicato quest’oggi. Continua a leggere →

consapevolezza della vacuità e fiducia in Dio

— Lavorare sul non-possesso mi ha mandato in crisi. Solo ora inizia a riemergere il Sé. — Una volta scoperto il Sé, la base della pratica consiste nell’insegnamento dello Yoga Vasistha. Devi continuamente contemplare che non esiste niente del mondo fenomenico, inclusi il tuo corpo e la tua persona. Finché esiste qualcosa ti sentirai in minacciato di perdere ciò che possiedi, di essere attaccato da qualcosa: l’inflazione, il grande reset, la cattiva salute o chissà che… Anche Continua a leggere →

l’appassionante storia di una grande anima

— Ecco il sogno che avvenne circa 10 anni fa. Lascio la veglia e si presenta il sogno, ma rimango sempre nella consapevolezza. Noto che ho un corpo simile a quello che osservo di solito. Sono in una città vecchia; credo che appartenga a una dimensione un po’ meno evoluta. Ci sono altri uomini lungo la strada. Noto portano un peso nel loro cuore, il disagio e la paura appare nei loro occhi. Riesco persino a percepire che in quel luogo è in corso una dittatura, manovrata attraverso deviazioni Continua a leggere →

storie come dallo Yoga Vasistha

Stanotte mi sveglio e mi siedo in meditazione. Scivolo nel sogno. Sono in una scuola e lascio un attimo la mia classe per andare alla toilette. Entrando in bagno scivolo in un’altra storia. Si racconta di una insegnante condannata a un anno di carcere perché, gelosa di una sua collega, non ha detto di aver assistito al suo omicidio. Esco dal bagno e ritorno nel sogno precedente. Credevo fossero passati solo alcuni minuti ma in realtà era passata più di un’ora. Avevo lasciato la classe senza Continua a leggere →

Vasistha sullo stato del sonno profondo

Yoga Vasistha, Versione ridotta in prosa Cap. 6, “Nirvana” la Liberazione Rama chiese: “Signore, come questa Intelligenza Cosmica diventa gli oggetti insenzienti come le rocce?”. Vasistha rispose: “In sostanze come le rocce, la Coscienza rimane immobile avendo abbandonato la facoltà pensante ma non essendo stata in grado di raggiungere lo stato di non-mente. È come lo stato del sonno profondo, molto lontano dallo stato della Liberazione”. Rama chiese ancora: “Ma se esistono Continua a leggere →

quando i concetti di conoscenza e ignoranza vengono abbandonati, esiste soltanto ciò che esiste

Yoga Vasistha, Versione Ridotta in Prosa, Capitolo 6, “Nirvana” la Liberazione Vasistha continuò: La Verità o Esistenza-Coscienza-Beatitudine Assoluta è al di là del pensiero e della comprensione [intellettuale], è suprema pace ed onnipresente, trascende l’immaginazione e la descrizione. In Essa sorge naturalmente la facoltà della concettualizzazione che è considerata essere triplice: sottile, media e grossolana. L’intelletto che abbraccia questi tre li considera come sattva, Continua a leggere →

sulla realizzazione

Ramana Maharshi, Discorso 146 In risposta alla signorina Lina Sarabhai, una donna indiana colta e d’alto rango, Sri Bhagavan disse: “Lo stato di equanimità è lo stato di beatitudine. L’affermazione dei Veda ‘Io sono Questo o Quello’, è solo un aiuto per conseguire l’equanimità mentale”. D. – Allora è sbagliato cominciare prefiggendosi uno scopo? M. – Se c’è uno scopo da raggiungere, non può essere permanente. Lo scopo dev’essere già presente. Noi cerchiamo di Continua a leggere →

la permanenza nel Sé

La permanenza nel Sé dipende da quanto tu sei disposto ad essere nulla. Più ti consideri qualcosa e meno riesci a stare nel Sé o addirittura a contattarlo. Poiché il Sé è veramente nulla, il vuoto, se appena appena sei qualcosa non ci entri Tu puoi leggere lo Yoga Vasistha e concordare col grande Rishi maestro di Rama che tutto il mondo fenomenico è nulla, ma nella misura in cui sei ancora qualcosa, in quella stessa misura avrai difficoltà a contattare o a permanere nel Sé. Mentre Continua a leggere →

compiere tutte le azioni come servizio

Chi si abbandona a Dio dovrebbe compiere tutte le azioni come servizio. Questo insegnamento non è per tutti, ma solo per quelli che sono pronti ad abbandonarsi a Dio. Infatti qualcuno potrebbe considerare: “Ma allora non c’è piacere”. Il fatto è che il piacere di quell’aspirante è tutto investito nel dimorare in dio, essere senza desideri verso il mondo e mantenere ben chiara la coscienza che tutto il film della vita e dell’esistenza del mondo fenomenico è pura illusione, la qual Continua a leggere →