la Realtà è semplicemente la perdita dell’ego

Sri Ramana Maharshi, Discorso 146 In risposta alla signorina Lina Sarabhai, una colta e d’alto rango donna indiana, Sri Bhagavan disse: “Lo stato di equanimità è lo stato di beatitudine. L’enunciazione dei Veda ‘Io sono Questo e Quello’ [iti-iti], è solo un aiuto per ottenere l’equanimità della mente”. D. – Allora è sbagliato cominciare prefiggendosi uno scopo? M. – Se c’è uno scopo da raggiungere, non può essere permanente. Lo scopo dev’essere già presente. Noi Continua a leggere →

due orientamenti opposti nella via di jnana

C. — Arrivi ad un punto, che anche le parole non hanno più impressioni e comprendi che il silenzio è l’unico rivelatore... Quanta conoscenza e indottrinamento; tutto per evitare di morire a se stessi! Soham — Sì. Nella via di Jnana vi sono due orientamenti opposti: quelli che praticano neti-neti e che indicano il Parabrahman privo di esperienza come il Supremo (buddhisti, il lignaggio Siddharameshwar-Nisargadatta-Ranjit, ecc.), e quelli che praticano iti-iti e indicano il Brahman nirguna Continua a leggere →

neti-neti, iti-iti e la pratica del “Chi Sono Io?”

Adi Shankara, Upadesha Sahasri, versetto 2.1: “Il Sé non può essere negato poiché è ciò che rimane quando si esclude tutto il resto attraverso la pratica della negazione neti-neti, ‘non sono questo, non sono questo’ (rivolta al non-Sé). Attraverso la pratica dell’affermazione iti-iti, ‘Io sono Questo, Io sono Questo’ (rivolta al Sé), il ricercatore realizza se stesso (cioè realizza l’unità col Sé)”. Soham - Nell’autoindagine secondo l’insegnamento di Sri Ramana Maharshi, Continua a leggere →

due visioni dell’evoluzione spirituale a confronto

Shivananda: — In alcuni momenti ho ancora bisogno di sforzo ma se attribuisco a me questo sforzo, cado in inganno. Questo sforzo è Suo. Se lascio o dono questo sforzo al Sé sento che si genera un’autocombustione ❤️🙏 Soham: — Amata, questa è la corretta visione non-duale! Finché c’è il punto di vista egoico, tu come individuo separato compi lo sforzo, ma questo sforzo è separato dal Sé? Niente è separato dal Sé. Perciò tu sei il Sé, lo sforzo è il Sé, Continua a leggere →

una sintetica comparazione tra la scuola di Ramana e quella di Siddharameshwar, Nisargadatta, Ranjit

Nell’impianto teoretico della scuola di Siddharameshwar, Nisargadatta, Ranjit il maestro conduce l’allievo a identificarsi con corpi sempre più espansi. L’allievo conosce già il corpo fisico, il maestro gli mostra il corpo sottile (la mente) e lo invita a conoscere questo corpo che è infinitamente più vasto del corpo fisico. [Questo passo io lo realizzo attraverso il mind clearing. L’allievo all’inizio è molto identificato con credenze ed emozioni limitanti. Quando vede che attraverso semplici esercizi di mind clearing può dissolvere contenuti mentali che prima lo bloccavano, comincia a padroneggiare il corpo sottile]. Ritornando alla scuola di Siddharameshwar, quando l’allievo ha conosciuto il corpo sottile, il maestro lo invita a conoscere il corpo causate che è il Nulla, il Vuoto; questo corpo è enormemente più vasto del corpo sottile e ha il pregio di azzerare tutte le fantasticherie della mente. [Nel mio metodo questo passo si realizza in due modi. 1) Col mind clearing. Attraverso il ripetuto dissolvimento dei contenuti della mente che bloccano il sadhaka, egli a un certo punto vede che dietro la mente c’è il Vuoto, il Nulla. 2) Ponderando lo Yoga Vasistha]. Di nuovo alla scuola di Siddharameshwar. Una volta che l’allievo ha conosciuto il corpo causale, il maestro lo invita a conoscere quello che loro chiamano il Corpo Supercausale e noi chiamiamo Turiya. Questo corpo è la Suprema Conoscenza del Sé, è l’Io Sono Universale. Quando l’allievo ha conosciuto questo corpo il maestro gli dice: “La conoscenza è servita ad eliminare l’ignoranza, ma il Sé è oltre conoscenza e non-conoscenza, oltre essere e non essere; devi abbandonare anche questo corpo. Come fanno ad abbandonarlo? Nisargadatta dice: “Non puoi abbandonare l’Io Sono universale. Rimani avvinghiato ad esso fin quando l’Io Sono non ti lascerà libero”; in più essi praticano neti-neti: io non so no questo, io non sono quello, non sono nulla di ciò che posso percepire. La scuola di Ramana conduce l’allievo a stabilirsi in Turiya attraverso l’indagine “Chi Sono Io?” e invita l’allievo a rimanere aggrappato a questo Io universale. Non è la stessa indicazione che dà Nisargadatta? La differenza di metodo è che una volta conosciuto il Sé in Turiya noi non pratichiamo neti-neti ma iti-iti: Io sono questo, Io sono quello, Tutto è il Sé! Non ci preoccupiamo di andare oltre Turiya perché Turiya – che è samadhi, stato non-duale – ha già in sé i germi della sua stessa trascendenza. Non è la stessa cosa che dice Nisargadatta?: “Rimani avvinghiato all’Io Sono fin quando l’Io Sono ti lascerà libero”. ❤ Per un approfondimento delle basi filosofiche di iti-iti, vi rimando al post “Perché Shankara afferma che l’illusione è Brahman?” pubblicato quest’oggi. Continua a leggere →

perché Shankara afferma che l’illusione è Brahman? – le basi filosofiche di iti-iti

Sri Ramana Maharshi, Discorso 315 Un assistente chiese: “Sri Bhagavan ha detto recentemente che la realtà e l’illusione sono la stessa cosa. Potrebbe spiegarlo?”. M. – I tantrici ed altri che seguono scuole del genere condannano la filosofia di Sri Shankara definendola maya vada, senza comprendere bene quel che vuol dire. Cosa dice Shankara? 1) Brahman è reale, 2) l’universo è illusione, 3) Brahman è l’universo. Egli non si ferma alla seconda proposizione, ma la completa Continua a leggere →

neti-neti e iti-iti

Sri Ramana Maharshi, Discorso 366: Prima di partire la signora Dodwell pose una seconda domanda: “Che cosa si intende con neti-neti”. M. – Ora vi è una falsa identificazione del Sé con il corpo, i sensi ecc. Procedete con lo scartare queste false identificazioni: questo è ‘neti’ [“questo non sono io”]. Tutto questo può essere fatto attraverso il solo aggrapparsi a ciò che non può essere scartato: questo è ‘iti’ [“Io Sono Questo”].   Continua a leggere →

tenterò di dimostrare che il dharma (etica) scaturisce direttamente da Dio

La non consapevolezza del dharma è un limite. Quelli che praticano il testimone neti-neti (non sono questo, non sono quello) spesso non l’hanno tale consapevolezza. Essi vedono che con la loro pratica il mondo si dissolve e loro restano come testimone ultimo. “Di cos’altro hai bisogno” dicono, “Io sono Shiva”, e disprezzano ogni idea di dharma, considerandolo mero costrutto mentale. Tenterò di dimostrare che il dharma non si basa sul pensiero, ma scaturisce direttamente dal Sé. Negli Continua a leggere →

il conoscitore non è localizzato

Il Conoscitore, il Principio-Io, non è localizzato, è dappertutto. All’inizio l’aspirante lo cerca dentro se stesso (Who is in? Chi c’è dentro?) per i motivi che ho spiegato in “questo è me” e in più perché è abituato a considerare che l’Io è nel corpo. Ciò però crea un limite che lo destina ad avere al massimo delle esperienze dirette istantanee, perché viene immediatamente disturbato dall’esterno che è considerato non-sé. Quando capisce che il Principio-Io non è localizzato Continua a leggere →