la scomparsa dell’illusorio senso di causa-effetto

Dopo la realizzazione del Kevala Nirvikalpa Samadhi1, Jnanananda sognò un grande albero in un prato. Con due dita gigantesche prese quest’albero, lo estrasse delicatamente dal terreno e lo lasciò sospeso nell’aria. L’immagine voleva dire che il Sé (l’albero) non aveva più radici nella mente (la terra). Quando tredici mesi dopo realizzò manonasa2, sognò ancora quell’albero, ma questa volta al posto delle radici c’erano le sue stesse fronde. Voleva dire che il Sé era senza causa. Continua a leggere →

per una esatta definizione di manonasa (la dissoluzione irreversibile dell’ego)

Fino ai primi di agosto 2021 credevo che Manonasa coincidesse con la scomparsa dell’io personale. In quella circostanza alcuni aspiranti attraversano una forte crisi di paura della morte. Altri invece non ce l’hanno, l’hanno affrontata a rate, in tante piccole crisi, durante il lasso di tempo della loro sadhana che include le vite precedenti. Questa era anche l’idea di Michael Langford. In realtà dovetti scoprire che la crisi, a rate o tutta in una volta, per la perdita dell’ego quasi Continua a leggere →

deve emergere la devozione bruciante

— Maestro, è successo qualcosa che non comprendo. Mi sento molto bene. A volte scompare la mente e mi sembra tutto un sogno: ci sono le persone, le cose, gli ambienti, ma tutto è più leggero. Anche fisicamente sembra che tutto si stia sistemando. — È così! Lo jnani vive la vita del mondo fenomenico come se fosse un sogno insulso. Riconosce e segue unicamente i principi della Vita Divina che consiste in: totale devozione e incondizionato abbandono al Sé, a Dio. Questi sono per lui Continua a leggere →

Poi arriva il giro di boa: l’Osservare si rivolge a Sé stessi. Allora si comincia a sprofondare nel Sé

— Accetta il momento presente così com’è. Praticando tale approccio, l’illusione si dirada e comincia a mostrarsi il Sé, che è la stessa ‘Osservazione’ che osserva il momento presente. Gradualmente, la visione del Sé contagia tutta la scena, e allora la pratica diventa: ‘Ama il momento presente così com’è’, perché si coglie l’essenza del Sé nei mutamenti apparenti. Progredendo si perde interesse per i mutamenti apparenti e l’Osservazione si rivolge sempre più verso Continua a leggere →

ancora sul samadhi

La dissoluzione temporanea dell’ego viene chiamata manolaya; quella definitiva, senza ritorno, manonasa. Sri Ramana Maharshi chiama la dissoluzione temporanea dell’ego kevala nirvikalpa samadhi, mentre quella definitiva – la liberazione –, sahaja nirvikalpa samadhi. Il termine sanscrito vikalpa indica uno dei cinque tipi di attività mentali, e cioè: immaginazione, fantasia, illusione. I due prefissi sanscriti sa- e nir- vogliono dire rispettivamente ‘con’ e ‘senza’. Perciò Continua a leggere →

le barriere che si presentano quando si vuole dimorare nel Sé

Quando l’aspirante giunge a vedere bene il Vero Io e a distinguerlo dalle sovrapposizioni dell’io personale, si apre per lui la possibilità di dimorare in Esso. A questo punto per i più sorgono due barriere. Una è che il mondo scompare, l’azione scompare, il tempo è ininterrotto e immutabile ed è stare nella propria vera natura assoluta. Questo aspirante avrà ripetuto più volte l’insegnamento dei libri spirituali “il mondo è un’illusione”, ma ora che la cosa diventa reale Continua a leggere →

sulla bhakti

Voglio condividere con voi una riflessione. Sri Ramana dice che chi non riesce a fare l’autoindagine dovrebbe fare Bhakti yoga, chi non riesce anche in quello dovrebbe fare lo Yoga (pranayama ecc.), chi non riesce neanche in quello dovrebbe fare Karma yoga, il servizio disinteressato offerto a Dio. Per comprendere meglio ciò che vuol dire bisogna leggerlo in questo modo: se il tuo cuore non è completamente aperto avrai difficoltà ad avere successo con l’autoindagine – salto Continua a leggere →

il secchio, il pozzo e la corda

Esiste una stabilità nel Sé che è ancora nell’ambito di Manolaya (la dissoluzione temporanea). Per usate la metafora di Sri Ramana, il secchio (l’ego) si è immerso nel pozzo (il Sé) ma la corda non è stata recisa perciò può ancora ritornare su, anche dopo alcuni anni.

Io ebbi l’esempio di un amico indiano. Sembrava a tutti gli effetti realizzato ed era pieno di amore e delicatezza. Proprio per questo ebbe successo come maestro spirituale e fu invitato a Los Angeles. Lì conobbe artisti Continua a leggere →

seguo i tuoi post…

— Seguo i tuoi post. Grazie.
Sperimento attraverso il corpo la vita, talvolta il corpo si dissolve e percepisco... lo chiamo l’abbraccio di Dio... perché non saprei spiegarlo meglio.
Leggendo dal tuo profilo trovo spunti e trovo anche riscontro a certi stati che sperimento quando 'sono' nella disidentificazione.
Forse non c’è proprio da fare niente, semplicemente essere e lasciare che sia nella consapevolezza della perfezione dell’essenza come emanazione della coscienza stessa... Continua a leggere →

chi ha sconfitto il fallimento ha già la vittoria

— Dopo i momenti magici è ritornata la purificazione. Durante la meditazione ho iniziato a sentire una sorta di sofferenza, un senso di mancanza. Ovviamente sono rimasto li, non ho censurato né cacciato questa sensazione. Hanno iniziato ad emergere immagini e ricordi di degrado... E così sia.

— Purtroppo le identificazione, tranne in casi più unici che rari, non se ne vanno subito: vengono dissolte dalla pratica temporaneamente (manolaya), ma poi ritornano più volte prima di essere dissolte Continua a leggere →